“Lagunamovies” rievoca a Grado la misteriosa avventura di dodici acquanauti rimasti per un mese a 17 metri di profondità nelle acque del lago di Cavazzo, nel settembre 1969
GRADO. La misteriosa avventura di dodici acquanauti rimasti per un mese a 17 metri di profondità nelle acque del lago di Cavazzo, nel settembre 1969: il primo esempio di città subacquea al mondo fu progettato e condotto in Friuli. A quarantatré anni da quella misteriosa, affascinante e clamorosa avventura, è stato il festival Lagunamovies di Grado a portare alla ribalta l’episodio il giorno 8 agosto alle ore 21, sulla Diga Nazario Sauro: i ricordi e i racconti di tre protagonisti – Luciano Mecarozzi, ideatore e direttore dell’esperimento, affiancato dagli acquanauti Renato De Piero e Flavio Menegozzi – si intrecciano nella conversazione condotta dal giornalista e scrittore Pietro Spirito, curatore del film documentario Operazione Atlantide, che il regista Fredo Valla porterà sul grande schermo per rileggere la vicenda.
Ospite speciale della serata è stato Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare, primo ricercatore al Consiglio Nazionale delle Ricerche, professore incaricato di Chimica Fisica dei Materiali all’Università “La Sapienza” di Roma e direttore del laboratorio di spettroscopia di raggi X, Area di Ricerca di Tor Vergata del CNR, Roma. Al pubblico di Grado Rossi Albertini ha spiegato com’è evoluta, dagli anni Settanta ad oggi, la corsa al petrolio e alle risorse energetiche che fu all’origine del bizzarro esperimento nelle acque del lago di Cavazzo. In anteprima assoluta, inoltre, il festival ha proposto alcune sequenze di Operazione Atlantide, una produzione di Blink Post Production.
Tutto ebbe inizio poche settimane dopo lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Un gruppo di dodici subacquei, tra cui una ragazza, si immerge nel lago di Cavazzo, tra le montagne del Friuli Venezia Giulia, per prendere posto all’interno di tre case-contenitore sommerse nell’ambito del Programma Atlantide, il primo esperimento al mondo di cittadella subacquea dotata di completa autonomia. I dodici acquanauti vivranno per quasi un mese all’interno dei tre contenitori senza mai risalire in superficie, effettuando periodiche escursioni in acqua libera e tutta una serie di esperimenti per studiare il comportamento e la fisiologia dell’uomo in situazione di isolamento e in saturazione, oltre a indagini geologiche e geofisiche. Fuori, sulle rive del lago, fa la ronda un’equipe composta dallo staff dell’ideatore del Programma Atlantide, Luciano Mecarozzi, giovane speleosubacqueo che ha alle spalle già una serie di imprese esplorative.
L’esperimento viene poi ripetuto l’anno successivo, dove da quella volta giace ancora sul fondale del lago uno dei contenitori zavorra utilizzato durante gli esperimenti.
Info: www.lagunamovies.com.
Fonte: Messaggero Veneto (riadattato)