Cavour e Torino

Creato il 30 gennaio 2013 da Sarahscaparone @SarahScaparone

Camillo Benso Conte di Cavour fu acuto statista e protagonista della storia d’Italia. Seduttore, genio e gourmet amava i piaceri della buona tavola e conosceva perfettamente il valore di un simposio diplomatico in cui il cerimoniale rivestiva un ruolo fondamentale: in un pranzo ufficiale, come del resto anche oggi, la scenografia e lo svolgimento richiamavano a un progetto ben definito in cui etichetta, protocollo e arte della conversazione costituivano le parole chiave; bisognava conquistare il favore della corte con eleganza e cogliere ogni genere di opportunità. E celebre è rimasta la frase che pronunciò il 26 aprile 1859, dopo aver letto il proclama di guerra contro l’Austria: Oggi abbiamo fatto la storia e adesso andiamo a mangiare.

A Torino il suo ristorante abituale era Il Cambio, nato nel 1757 a fianco del Teatro Carignano e situato proprio di fronte all’omonimo palazzo, sede del primo Parlamento italiano. Il posto dove mangiava, in un angolo della sala rettangolare, è sempre lì a ricordare il luogo dove lo statista sedeva ogni giorno per la pausa pranzo osservando scrupolosamente, da una finestra, chi usciva ed entrava da palazzo. Qui restava seduto per ore, sino a quando la sua attenzione veniva richiamata dallo sventolio di un fazzoletto bianco agitato da un balcone di palazzo Carignano rivolto proprio verso la finestra vicino alla quale sedeva Cavour: la sua presenza in Parlamento era indispensabile, ed era ora di rientrare.

Cavour era anche un raffinato gourmet come testimonia una delle sue frasi più celebri: Cattura più amici la mensa che la mente. Amante degli asparagi che mangiava accompagnati con uova cotte al tegamino con lo strutto, lo statista piemontese aveva altri due piatti del cuore: il riso condito con burro e parmigiano e arricchito con pezzetti di pomodoro saltati in padella e uova e la Finanziera in cui alle carni di pollo e faraona aggiungeva quelle di vitello con filone e animelle. Ci sono poi due prodotti della tradizione locale che il Conte prediligeva in modo particolare: il Vermouth e i dolci.

Il primo nacque a Torino nel 1796 in una piccola bottega di liquori e vini gestita da Antonio Benedetto Carpano: si trattava di un vino aromatizzato con china battezzato poi vermouth, dal tedesco wermut, assenzio. La sua storia è semplice, ma strettamente legata a Casa Savoia e al periodo dell’Unità d’Italia. Molti anni dopo la sua ideazione infatti ne venne donata una cassa a Vittorio Emanuele II il quale disse di apprezzarlo per quel punt e mes (in torinese punto e mezzo) di amaro che aveva in più rispetto ad altri: così il Vermouth con China Carpano ribattezzato “Punt e Mes” divenne l’Aperitivo Ufficiale di Corte e il successo fu enorme al punto che la bottega Carpano, dal 1840 al 1844, fu costretta a rimanere aperta ventiquattro ore su ventiquattro per soddisfare le richieste.

È rimasto invece memorabile un conto pagato da Cavour nel 1860 alla Confetteria Stratta, la storica azienda Fornitrice ufficiale della Real Casa: 2.547 lire e 60 centesimi spesi per 29 chili di marron glacés, 18 di sorbetto, 37 di frutti caramellati, paste, confetture e meringhette destinate a un ricevimento presso il Ministero degli Esteri. Ma quelli erano i tempi di Torino capitale e la città, mai più come allora, fu teatro di feste e di eventi mondani, di una straordinaria vivacità nelle strade, tanto da provocare lamentele sulla stampa cittadina per la cernaia cioè lo schiamazzo.

Piazza Carignano



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