Ebbene, la settimana scorsa in Canada è entrata in funziona la centrale termoelettrica più grande del mondo dotata di questa tecnologia. Si tratta dell’impianto di Boundary Dam, di proprietà della SaskPower, dove sarà intrappolato circa 1 milione di tonnellate di anidride carbonica l’anno, iniettando parte del gas sequestrato in vicini giacimenti di petrolio per migliorarne il recupero.
Una notizia che è stata accolta da Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia, come “una pietra miliare lungo la strada per un futuro energetico a basse emissioni”. “La CCS – ha commentato il numero uno della IEA – è l’unica tecnologia nota che ci permetterà di continuare ad utilizzare combustibili fossili e anche decarbonizzare il settore energetico. Dal momento che il consumo di combustibili fossili è destinato a continuare per decenni, diffusione delle tecnologie CCS è essenziale”.
Da ricordare che l’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nello sviluppo della CCS. Ad esempio, gli impianti Enel di Brindisi e Civitavecchia rappresentano due delle centrali più evolute al mondo al punto che l’azienda guidata da Francesco Starace esporta il proprio know how in diversi Paesi del mondo come Cina, Australia e Corea del Sud.
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