Cedar Breaks è finito in direttissima nella mia top 3 dei parchi sconosciuti preferiti: sembra un perfetto scontro tra Grand Canyon e Bryce Canyon, ma con il vantaggio di non avere grandi masse tra i piedi. È spettacolare.
Abbiamo dormito al Knigh Inn di Cedar City (cheap & clean) e cenato da Sizzler (una delle mie catene preferite, con il salad bar senza limiti e i prezzi bassi): la cittadina è carina, ma da vedere non c’è nulla. Il visitor center è però utile per scoprire cosa c’è da fare nei dintorni (anche il sitowww.scenicsouthernutah.com). Una delle cose non siamo riusciti a fare ma che mi sarebbe piaciuto era canyoning alla Kanarra Creek Falls, ma il tempo è quello che è e noi abbiamo un paio di scarpe sole… Quindi andare in giro per giorni con i piedi bagnati, non era una buona idea.
Abbiamo scelto quindi di guidare e camminare: da Cedar bisogna prendere per UT 14 E poi all’intersezione con la Highway 148 c’è, a sinistra l’intersezione con la Cedar Breaks Scenic Byway. E questa è davvero scenica: ha proprio i tratti essenziali dello Utah, picchi enormi, rosso intenso, canyon ovunque. Ok, mi sto innamorando sempre più di questo posto.
La strada sale in un attimo fino a più di 3000 m, e si sente.
Arrivati al casottino all’ingresso ci accoglie un gentile ranger, a cui mostriamo il nostro pass annuale (è un national monument, quindi, incluso!) e che ci comunica che al visitor center ci daranno un regalo e ci augura una buona giornata. Parte bene.
Ok, il regalo è un semplice (e ben fatto) libricino per riconoscere le principali specie di fiori e non un pacco di Natale con pandoro e culatello, ma visto il contesto, va benissimo.
Il primo impatto è grandioso: dietro il visitor center c’è giá uno dei punti panoramici più belli, un anfiteatro naturale che ti accoglie accompagnato da un silenzio sublime. Facendo 5 passi (giuro, non di più), si arriva al Point Sublime Overlook, in cui si può realmente rimanere un tempo che va dal minuto all’ora. Ma la parte migliore è senza dubbio farsi il Ramparts trail che porta allo Spectra point: una camminata di circa 3 km che porta in un punto panoramico direttamente nel canyon e da cui si può avere la visione totale dei diversi aspetti del parco, dato che se si guarda sulla sinistra sembra di guardare un scorcio di Grand Canyon… E a destra di essere totalmente dentro Bryce. Ovviamente il mio consiglio è andarci la mattina presto quando c’è meno gente e l’aria è più fresca. Sulla strada potrete incontrare colibrì, scoiattoli e marmotte. Incontrati i primi due, di marmotte ne abbiamo vista solo una spalmata sull’asfalto. Immagine brutale, ma almeno era la conferma che ci sono realmente.
A dir la verità, per sbaglio, abbiamo scoperto un punto che porta direttamente al trail dalla strada, quindi uno potrebbe parcheggiare lì vicino, fare mezzo trail e non pagare il parco. Ma visto che qui vige il sistema dell’onore (spesso e volentieri nei parchi c’è una scatola in cui lasciare la busta con i soldi)… Non dirò dov’è.
Lungo la strada ci sono diversi punti panoramici, ma lo Spectra point è il migliore di quelli che ho visto, dato che in realtá ci sono altri trail più lunghi.
Giornata tranquilla, in programma abbiamo di vedere solo un altro parco che definire minore mi sembra ridicolo, ma per dimensioni e affluenza lo è : Capitol Reef, che due anni fa abbiamo visto poco e male, ma c’è rimasta la voglia di tornarci. Qui potete trovare la chiarissima (sul serio!) mappa del parco.
Prima di tutto la strada per arrivarci è giá scenografica e panoramica: rocce rosse spaccate che si alternano con un bel verde intenso e laghetti di montagna. Ed è solo l’inizio.
Da Torrey ( paesino appena fuori dal parco) verso il parco la strada è già suggestiva, sia per la varietá (le rocce continuano a variare di forma e colore) che per alcuni highlight come Chimney Rock – la roccia camino, che non è nulla di straordinario, ma la diventa quando tramonta il sole e si trasforma un perfetto set fotografico con “profilo scuro, sole che forma una stella dietro la roccia” – o il Castello, che a me ricordava più la facciata del duomo di Milano ma che abbiamo visto ad un orario poco felice, quindi sicuramente nelle Golden Hours (alba e tramonto) sará meglio.
Uno dei punti migliori per farsi un’idea dell’area è Panorama point, in cui si può vedere, nelle giornate più chiare, fino a 130 miglia di distanza (a quanto dicono e ho letto). Ho scritto vedere e non fotografare perchè anche il miglior fotografo del pianeta non potrá mai rendere l’idea della vastitá degli spazi che si trovano negli Stati Uniti, lo sguardo che si perde nell’infinito e la sensazione che ti si attorciglia in pancia della maestosità della natura che solo qui ti fa capire quanto comandi lei, nonstante gli sforzi dell’uomo per domarla. O meglio, questo è quello che scatena in me.
La prima tappa fatta è ovviamente nell’oasi di Fruita, dato che in mezzo a canyon e formazioni rocciose coltivano alberi da frutto… E soprattutto trasformano le mele in torta di mele! Perchè proprio all’ingresso dell’oasi c’è una casetta che ricorda Hansel e Gretel in cui vendono muffin enormi, scones buonissimi (provato due anni fa, questo giro purtroppo erano finiti), cinnamon roll di dimensioni disumane e con la capacitá di provocare picchi glicemici in meno di 5 minuti. Troppo dolce anche per me, e ho detto tutto credo. Ah, una piccola nota per i golosi cronici e due per le altre persone: producono anche lecca lecca al burro di noccioline grossi come mandarini. 75 cent spesi benissimo.
Anche all’oasi di Fruita vige il sistema dell’onore: se raccogli della frutta la vai poi a pagare, quella che ti mangi lì non la paghi e la passeggiata lì intorno è deliziosa.
Altra nota positiva: nei tavoli accanto alla casetta-vendi-dolcetti ci siamo seduti sulle panchine per mangiarci (in due) in nostro cinnamon roll. Noi, e un cerbiatto. Che non si è seduto ma è stato con noi a godersi il pomeriggio.
Non c’è nulla da fare, adoro il contatto con la wildlife.
E così, con la panza piena, siamo andati a fare il giro tanto agognato: Capitol Gorge.
È un percorso da fare in macchina in parte asfaltato ed in parte sterrato (ma fattibilissimo con qualsiasi mezzo dato che noi l’abbiamo fatto con tanto di pioggia prima e con pozzangherone poi… E di sicuro la nostra non è una gran macchina), che attraversa Canyon e paesaggi davvero suggestivi.
Alla fine del percorso si può parcheggiare e fare un pezzo a piedi, ma noi non ci siamo sforzati troppo visto che quel piccolo percorso fatto non era nulla di stravolgente, na camminata nel letto di un fiume senza particolari slanci. Ah, e l’altro percorso, quello che porta al Golden Throne (4 miglia) è definito da tutte le guide “strenous” (estremamente faticoso, stremante e qualsiasi altro sinonimo onomatopeico che vi viene in mente).
Rimessi in carreggiata ci rifacciamo il Capitol Gorge all’indietro, godendoci un’altra luce ancora in mezzo a quei crepacci in cui è davvero strano essere sul fondo.
Un altra scenic Drive interessante è la Grand Wash, con una vista continua sull’infinito e con la possibilità di un trail che finisce in uno slot canyon. Essendo già sera abbiamo pigramente optato solo per il percorso in macchina ed è un peccato, perchè viste le foto, una sfacchinata finale ce la potevamo fare (sono circa 2 km in un trail one way).
E’ facilissimo da raggiungere (è una deviazione della scenic drive di Capitol Reef che parte proprio dal Visitor Centere) ed in fondo a questa strada si può parcheggiare per fare i 3 trail (Cassidy Arch trail, Grand Wash trail e Frying pan Trail): è una strada sterrata ma accessibilissima con qualsiasi auto (ricordo che non abbiamo guidato per 24 gg una macchina un po’ del cavolo!) e merita anche solo per un’occhiata veloce. Ci sono molti cartelli di Flash fload (inondazioni improvvise) quindi, chieder sempre prima ai ranger qual’è la situazione è una scelta furba. Ovvio, se ci sono 45 gradi e non piove da settimane è una domanda stupida, ma seil tempo è incerto e magari ci sono pozzanghere qua e là… Ecco, meglio assicurarci.
Per dormire abbiamo scelto un hotel appena fuori dal parco, il Rim Rock Inn, che si trova a Torrey, proprio appena fuori dall’uscita del parco. Solitamente cerchiamo alloggi più lontani dai parchi per questioni economiche (ad agosto, vicino a National Parks di solito ti chiedono cifre folli e un rene a garanzia) ma in questo caso il prezzo era accettabile e la vista, da entrambi i lati, fantastica. Essere lì all’alba e godersi il silenzio e quelle rocce maestose… Beh, è stato emozionante.
Il ristorante dell’hotel è segnalato e non è male (prezzi giusti), cibo buono e porzioni abbondanti. Ecco, magari eviterei di prendere la pasta: quella che mi è passata di fianco mentre eravamo a cena avevo paura mi aggredisse!