Magazine Economia

Cedolare secca: la doppia aliquota non agevola i poveri

Da Butred77

Piovono critiche sui provvedimenti del Ministro per la semplificazione normativa, Calderoli per modificare il regime di tassazione dei redditi da locazione previsto dalla bozza di decreto sul federalismo fiscale.

Secondo le modifiche apportate in questi giorni al decreto sul federalismo fiscale, la cedolare secca non sarebbe più del 20% ma, si introduce una  diversificazione di aliquota tra il canale libero e quello concordato; o meglio, una aliquota al 23% per i contratti a canone libero (con una detrazione del 3% per le famiglie degli inquilini con figli a carico), mentre per i contratti a canone concordato l’aliquota dovrebbe essere del 20%.

Ma che cos’è la cedolare secca?

Il decreto legislativo sul federalismo municipale istituisce una aliquota sui redditi provenienti dai contratti di locazione, cosiddetta “cedolare secca sugli affitti”.

La cedolare secca è, dunque, un prelievo diretto in percentuale sul canone di affitto, e opera in sostituzione di tutte le altre tassazioni. Con la cedolare secca le tassazioni sugli affitti saranno direttamente proporzionali ai canoni pattuiti e non potranno variare in base ai redditi dei proprietari.

L’adesione al nuovo regime di tassazione sugli affitti è facoltativa, e il proprietario può scegliere se aderire alla cedolare secca o rimanere alla tassazione tradizionale. Cambia quindi la tassazione sugli affitti degli immobili, prevista a partire dal 2011 ma, non ancora attuata poichè manca di approvazione definitiva da parte del consiglio dei Ministri.

La CGIA di Mestre fa sapere in un comunicato stampa che, “Con l’eventuale applicazione della “cedolare secca”, solo i proprietari di immobili con livelli di reddito sopra i 28.000 euro godranno di significativi risparmi fiscali. Al di sotto di tale soglia, i benefici economici si ridurranno al lumicino, mentre nelle classi di reddito sotto i 15.000 €, l’applicazione della “cedolare secca” comporterà un aumento di imposta, oscillante tra i 65 e gli 87 €”.

“A mio avviso – commenta Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre – va mantenuta la cedolare secca con aliquota al 20% anche per i contratti a canone libero. Aumentare del 3% l’aliquota a carico dei locatari per devolverla agli inquilini con una detrazione Irpef di pari importo, rischia di essere un’operazione inutile. Infatti, c’è il pericolo che questa operazione non riservi agli inquilini nessun vantaggio economico. Infatti, è molto probabile che i proprietari recuperino questa maggiorazione di aliquota attraverso l’aumento del canone di affitto”.

Dello stesso parere il SUNIA che per voce  del Segretario Generale, Franco Chiriaco afferma: “Una concessione pesante alla proprietà edilizia più facoltosa, forse un caffè per gli inquilini con figli a carico, neanche quello per gli anziani” .

Gli affitti, spiega Chiriaco “continueranno ad essere proibitivi perchè  il vantaggio fiscale concesso agli affitti concordati è assolutamente insufficiente a favorirne la diffusione, con il risultato, ormai sotto gli occhi di tutti, che gli sfratti per morosità continueranno ad aumentare”.
“Se poi si spaccia la detrazione fiscale all’inquilino, così come illustrata, per un conflitto di interessi che permetterebbe l’emersione dal nero – afferma Chiriaco -, siamo alla presa in giro!”.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :