Sabato il meteo ha visto giusto, regalando, a chi ha osato, un bel mare di nubi. Noi ci proviamo domenica, sull’onda dell’entusiasmo, in un periodo in cui per sfortuna si viaggia senza grandi certezze e senza grandi programmi. Comunque tentiamo, cerchiamo una meta accessibile, sopra i 2000, dove il tempo dovrebbe essere migliore, così dice il meteo. Abbiamo un po’ di dubbi a dire il vero ma osiamo. Andremo sulla Creta di Collinetta, già teatro della grande guerra e di un’altra nostra salita con tempo incerto.
Anche oggi cercheremo di dipingere la nostra tela, più o meno chiara, dipenderà da noi. La meta poi, diventa meno importante, o perlomeno, la destinazione non è più la meta. La nebbia infatti fa strani effetti, i colori si mischiano, i pensieri escono dalla tela che stiamo cercando di dipingere, quando davanti a noi uno scorcio ci propone nuovi quadri da interpretare.
Il vento muove tutto, la Cresta Verde appare all’improvviso, come la Creta di Collina, le nuvole corrono, ci piacerebbe godercela correndoci sopra.Ma oggi è solo un attimo quello che riusciamo ad assaporare, basta il tempo di arrivare in cresta che il quadro è cambiato di nuovo e noi ci ritroviamo avvolti da un senso di inquietudine.
Proviamo ad andare in cima, ma sappiamo che oggi non è quella la nostra meta.
Mentre percorriamo in discesa la vecchia mulattiera e lo stretto sentiero che porta giù, verso il pianoro di Casera Collinetta e poi verso il Passo, nel silenzio quasi totale, interrotto solo dalle raffiche del vento, possiamo riflettere.
La montagna è un po’ metafora della vita, spesso possiamo godere di attimi che ci riempiono, ma che a volte durano troppo poco e quando ci mancano vediamo tutto grigio. Ecco, oggi è andata così.