La ricerca sulle cellule staminali è sicuramente alla base di una prossima rivoluzione scientifica nella cura di numerose e gravi patologie.
Questo straordinario patrimonio “in potenza” è ben conservato nel midollo osseo di un adulto e nel cordone ombelicale di un neonato. La donazione è l’unico mezzo, innocuo e indolore, per sconfiggere la malattia e favorire la scienza.
Le campagne di sensibilizzazione a riguardo sono davvero poche, sia in Italia che all’estero, probabilmente perché invise alla morale cattolica, e questo rappresenta un gravissimo deficit, se si analizzano le possibilità mediche delle staminali, protagoniste assolute della scienza del futuro.
Un mondo senza Parkinson, Alzheimer, Diabete o Leucemia è possibile grazie alla ricerca, proprio come ci ricorda un sofferente Michael J. Fox, celebre attore degli anni ’80, affetto da anni dal Parkinson, che sponsorizza una campagna di fundraising con la collaborazione della senatrice democratica del Missouri Claire McCasktill.
Gli spot trasmessi dalle nostre televisioni a favore della donazione, asettici e inconcludenti, sembrano tergiversare sull’argomento e non arrivare mai direttamente al cuore del messaggio. Forse per evitare sussulti ai piani alti del Vaticano?
Ne è un esempio il seguente video, promosso dall’AIL e dall’ADMO, allo scopo di cercare nuovi donatori di midollo.
Al solito troviamo un sottofondo musicale sulla falsariga degli spot per l’8×1000 alla Chiesa Cattolica, in un contesto ospedaliero molto generico, giocato sulla metafora, tra il confuso e il banale, della rosa rossa recisa, ma raccolta e porta al malato come simbolo di speranza.
Solo nei secondi finali, in cui appare lo slogan della campagna “Dire sì salva la vita” e la didascalia ad esso associata, lo spettatore apprende lo scopo ultimo dello spot, che prima sicuramente non aveva intuito.
Molto simile, nell’ambientazione favolistica e nel commento musicale idilliaco, ma più diretto e centrato, è il secondo filmato, patrocinato dall’AVIS provinciale di Bergamo e dalla Regione Lombardia.
Il messaggio “Non sprecare il legame che vi ha uniti…Può donare nuova vita” è sicuramente efficace e ben si accorda con lo stato unico che vive una donna durante la gravidanza.
Si tratta di un video che, come si legge nell’ultimo frame, promuove la donazione solidaristica di sangue dal cordone ombelicale.
È un dettaglio importante se si prende in esame la disinformazione diffusa circa la donazione cosiddetta autologa, ovvero la conservazione a pagamento delle cellule staminali del cordone ombelicale per l’uso esclusivo del medesimo donatore. Essa non ha infatti alcuna rilevanza scientifica e i dati parlano chiari. La probabilità di usare sangue del proprio cordone è bassissima, e si aggira tra lo 0,4% e lo 0,0005% nei primi vent’anni di vita. Questo perché viene meno la possibilità di una “terapia cellulare”, basata sulla capacità di particolari tipi di globuli bianchi del donatore di riconoscere come estranee e distruggere le cellule tumorali che resistono al trattamento chemioterapico. Provenendo dallo stesso organismo, queste non sarebbero in grado di identificare come “difettose” tali cellule e quindi inibirebbero l’azione difensiva dei globuli bianchi.
Un altro problema è collegato al fatto che le cellule staminali del paziente potrebbero contenere cellule malate residue e favorire così la ricomparsa della patologia.
Anche il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali con il documento “Uso appropriato delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale” ha voluto sconsigliare apertamente la donazione autologa privata, spesso promossa con pubblicità aggressive e fuorvianti dalle banche delle cellule staminali, come ad esempio la Swiss Stem Cells Bank, che alla “modica” cifra di 2.636, 86 euro garantisce la conservazione delle proprie cellule personali per oltre vent’anni. Al seguente link un video che sintetizza i vari steps da seguire per avere a domicilio il kit di prelievo e trasporto necessario alla procedura.
http://www.stembank.ch/ContentPage.aspx?Code=Video3&ln=ITA
Alla luce di quanto detto prima, bisognerebbe investire tanto sulle campagne di donazione pubblica e, rigorosamente, gratuita, che sull’informazione a proposito della donazione autologa e a pagamento, poco utile e spesso promossa da privati, il cui ultimo fine non è certo la salute del paziente.
Francesca Spada.