Cenerentola era pronta per andare al gran ballo: si era cucita il vestito, si era fatta i capelli da sola perché i soldi per “spararsi” tre ore dal parrucchiere non li aveva e si era pure messa il push-up che le strizzava le tette.
Poi sono arrivate quelle due stronze delle sorellastre che hanno fatto una sceneggiata di quelle che si vedono solo nelle discoteche coatte, o al massimo a Montecitorio, e le hanno stracciato tutto.
Povera Cenerella, ora è lì che piange disperata come tutte le donne che non hanno nulla da mettersi il sabato sera.
Ma ecco che all’improvviso appare la Fata Turchina…
“Ma te non sei la stessa di Pinocchio?!”
“E che ti devo dire, con la crisi tocca fare il doppio lavoro: il sabato sera vengo da te e il resto della settimana sto dietro a quel coglione di burattino che si beve tutte le offerte del Gatto e la Volpe e di Media Shopping.”
“Fatina cara quelle due vrenzole mi hanno distrutto il vestito e mi hanno anche coperta di epiteti volgari riguardanti il lavoro che faccio di notte per arrotondare”
“Cenerentola, tesoro mio bello, non te le inculare di pezza! Ora faccio una magia che aggiusta tutto, così i bambini che leggeranno la fiaba cresceranno con la consapevolezza che per aggiustare le cose non bisogna alzare il culo dalla sedia, ma basta aspettare l’arrivo della Fata Turchina! O provare a vincere al superenalotto…
Ora sta ferma che dico la formula magica: POTERE DI ENZO MICCIO VIENI A ME!!!!”
In un lampo Cenerentola si ritrova un vestito di Moschino che costa diversi dei tuoi stipendi, una carrozza Lamborghini con apertura ad ala di gabbiano corredata di valletti rigorosamente omosessuali, ma soprattutto un paio di splendide scarpine di cristallo, che se inciampi e le rompi finisci all’ospedale con un miliardo di schegge di vetro nei piedi.
Così, mentre la Fata Turchina va ad aiutare un’altra miserabile e inizia a pensare di farne un format per Real Time, Cenerentola si avvia al palazzo reale col suo staff di gai valletti in livrea.
Arrivata al red carpet scende con grazia dalla carrozza, posa per i fotografi, firma due autografi e si fa pure un paio di selfie coi fan, poi finalmente si avvia leggiadra all’entrata.
“Lei è la signora…?”
“Cenerentola”
“Mmm… Cenerentola… Cenerentola… Lei non è in lista”
“Come non sono in lista?! Io sono Cenerentola!”
“Mi dispiace, se non è in lista non posso farla entrare”
“Ma come… Io devo entrare, dentro c’è il principe azzurro che mi aspetta”
“Per caso ha un tavolo?”
“No… Aspetti, controlli a nome Fata Turchina, forse ha prenotato lei per me!”
“Mmm… No, non c’è, mi dispiace signorina, si deve fare da parte, le altre persone in fila devono entrare”
E così Cenerentola rimane seduta sul marciapiede a piangere con il viso tra le mani e la vita distrutta. Povera Cenerella e poveri noi che pensiamo sempre che l’happy ending debba arrivare solo perché ci è dovuto.
La favola insegna che il sabato pomeriggio verso le 18 va sempre fatto un giro di telefonate per assicurarsi l’entrata in disco senza problemi.
di Marco Improta
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