Durante la prima metà del XX secolo, il geofisico tedesco Alfred Wegener, teorizzò la deriva dei continenti. Queste sue idee, dopo una forte opposizione da parte di altri scienziati, furono accettate negli anni sessanta, quando alcune ricerche oceanografiche rivelarono il fenomeno dell’espansione del fondo marino, portando alla formulazione della teoria della tettonica a zolle.
La base da cui partire per la comprensione di questa teoria è considerare come in origine la terra fosse composta di magma liquido, il quale, raffreddandosi, iniziò a solidificarsi partendo dai due poli. Questi due supercontinenti, con la progressiva solidificazione del magma si sarebbero espansi ciascuno in direzione dell’equatore, fino ad unirsi e formare un supercontinente: Pangea. Questi, fratturatosi a sua volta, nel corso di milioni di anni portò al formarsi dell’attuale conformazione terrestre.
Per effetto combinato delle elevate temperature e pressioni , l’astenosfera, pur essendo allo stato solido, ha un comportamento plastico, ovvero si comporta come un fluido ad elevata viscosità, i cui movimenti sono significativi su scala geologica, ovvero per tempi dell’ordine dei milioni di anni. Le zolle tettoniche si possono muovere sopra l’astenosfera e collidere e scorrere l’una accanto all’altra o allontanarsi fra loro. Per tale motivo, nel corso della storia della terra, l’estensione e la forma di continenti ed oceani hanno subito importanti trasformazioni.