Censis: immobiliare in crisi riparte da domanda abitativa

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

Roma, L'immobiliare in crisi riparte dalla domanda abitativa. E' quanto emerge dal 46* Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2012.
Negli ultimi cinque anni la caduta degli investimenti nel settore delle costruzioni e' stata dell'ordine del 25%. Le compravendite di abitazioni, la richiesta e la concessione di mutui per il loro acquisto e quindi l'apertura di nuovi cantieri, hanno subito un fortissimo ridimensionamento, tanto che per il comparto residenziale il calo di investimenti tra il 2008 e il 2012 e' stato intorno al 45%. Per quanto riguarda il mercato immobiliare, in termini di scambi il 2012 potrebbe attestarsi su numeri persino inferiori a quelli del 1996 (nell'ordine delle 485.000 transazioni), tornando cosi' ai valori precedenti a quelli del ciclo espansivo che arrivo' nel 2006 a registrare il picco di 870.000 compravendite. Si e' drasticamente ridotto il numero di famiglie che accendono un mutuo per comprare una casa: nel periodo 2008-2011 il numero di mutui per l'acquisto di abitazioni e' diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004- 2007. Nel primo semestre del 2012, la domanda di mutui ipotecari ha fatto registrare un'ulteriore contrazione del 44% rispetto all'analogo periodo del 2011.All'interno di un quadro generale non incoraggiante, con i suoi pesanti riflessi sull'occupazione diretta e indiretta, vi sono tuttavia segnali positivi. I dati del recentissimo Atlante Censis della domanda immobiliare attestano che nel 2012 sono 907.000 le famiglie intenzionate a comprare casa: erano 1,4 milioni nel 2001, in pieno ciclo positivo, sono poi scese a circa 1 milione nel 2007 e il consuntivo per il 2011 e' stato di 925.000. Nel 2011 le famiglie che sono riuscite a realizzare l'acquisto sono state il 65,2%, ma quest'anno scenderanno al 53,5% (il 45,7% nei comuni capoluogo). Gli acquirenti sono in prevalenza gia' proprietari (8 su 10), per due terzi sono famiglie con due percettori di reddito, per il 61% del ceto medio, per il 26% della fascia alta di reddito, per il 13% con reddito medio.fonte asca 7 dicembre 2012


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