Ci stiamo avvicinando non troppo lentamente al 2030. Il mondo sta cambiando ad una velocità impressionante. Le previsioni per quell'anno sono chiare; la Cina sarà la più grande potenza mondiale, seguita da Stati Uniti e India.
E l'Italia? Il nostro sembra il paese meno reattivo di tutti. Dal '95 ad oggi abbiamo perso 13 punti di PIL, un'enormità rispetto ad altri grandi paesi europei come la Germania, la Francia, l'Inghilterra e la Spagna. Sembra che il motivo sia legato al fatto che la cultura italiana è priva di una missione credibile e condivisibile a lungo termine. Inoltre il nostro paese è attanagliato ormai da tanti anni da un forte debito pubblico, parecchio difficile da smaltire.
Come ci insegnano gli economisti il mondo dei prossimi anni si baserà sulle 5 grandi M: Men, Money, Multinationals, Maintenance, Morale (Uomini, Denaro, Multinazionali, Cibo e Fiducia). In una prospettiva del genere l'Italia non può rimanere indietro, deve saper risanare quelle risorse che in questi ultimi anni hanno perso valore, come la scuola, la ricerca, il sistema bancario.
Ognuno di noi può far qualcosa per il futuro del “bel paese”. Come piccole “punture di spillo” ogni cittadino può creare investimenti per il proprio e altrui futuro, imparando ad esempio la matematica come gli indiani, insistendo sulla meritocrazia nella scuola, attirando come la California gli immigrati di talento, investendo come la Germania sul business dell' ambiente. Solo così l'Italia riuscirà a tornare grande, in un mondo sempre più concentrato sulla globalizzazione.
Quando ho letto il titolo di questo libro ho pensato che avrebbe dato utili suggerimenti per chi, non appartenendo alle categorie di imprenditori, politici o sindacalisti volesse comunque fare qualcosa di utile per il nostro paese. Avvicinandomi sempre di più al capitolo finale ero ansiosissima di conoscere queste famose “centomila punture di spillo”. Conclusione: sono rimasta molto delusa. Gli autori non prendono, se non pochissimo, in considerazione la fascia dell'italiano medio. De Benedetti e colleghi espongono per numerose pagine quali dovrebbero essere i compiti dei piccoli imprenditori e lasciano solo due righe ad esempio sui doveri degli studenti universitari. Insomma credo che il messaggio del libro sia stato trattato in modo superficiale e troppo sbrigativo.
D'altro canto però ho seguito piacevolmente la parte iniziale, dove gli autori ci descrivono economie e culture molto diverse dalla nostra, ma molto proficue, come quelle della popolosissima Cina, o dell'attivissima India, davvero interessanti, anche per chi non studia (non è il mio caso) o si intende di economia.