Centri per l’impiego, da dove partire? Una testimonianza diretta

Creato il 02 marzo 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

di Tania Melotti

Da otto mesi sono operativa all'interno del servizio di orientamento del Centro per l'Impiego di Modena e da vicino posso toccare con mano la situazione reale e vera della mia zona. 

Innanzitutto mi sono sempre chiesta quale valore aggiunto potessi dare a quelle persone che, chi può o meno, erano frastornate dalla situazione in cui si ritrovavano e "carambolavano" al servizio del CPI

Gli incontri sono stati vari tra persone che dopo anni di disoccupazione, disorientamento, confusione professionale e di errata percezione del mercato del lavoro (e pertanto sfiduciate da una esasperata e a volte confusa ricerca di un impiego con percorsi vari e variegati) e persone che invece venivano da una vita di lavoro e sacrificio e si ritrovavano a sedersi di fronte a me e a guardarmi negli occhi.

Ecco, questo è il momento in cui inizia tutto, quando ci guardiamo negli occhi: io so che ho 45 minuti a disposizione per conoscerle, fare una analisi del loro background formativo e professionale, capire le loro lacune, ascoltare le loro paure, i loro dubbi, le loro disillusioni e "sentire" le loro lacrime… si perché anche di questo si parla… e non per pietismo, ma perché ormai credo che sia ora di fare qualcosa di nuovo… e anche la PA credo dovrebbe cambiare un po' le sue vesti ed il suo approccio.

È vero, si parla di un’agenzia unica per le ispezioni del lavoro. Tra le deleghe ricevute dal governo nell’ambito della riforma Poletti c’è infatti quella di integrare in un’unica struttura i servizi ispettivi del ministero del lavoro, dell’Inps e dell’Inail, prevedendo forme di coordinamento anche con le Asl e le Arpa. Solo che al momento, su come sarà la nuova agenzia, c’è solo un grande punto di domanda. Nelle intenzioni del governo la nascita del nuovo ente dovrebbe portare in futuro a risparmi gestionali, ma resta comunque da capire come ciò possa essere fatto senza investimenti. Eppure i problemi da risolvere sono molti e vanno al di là dell’unificazione delle banche dati. Ed è qui che credo che debba nascere un approccio nuovo, improntato al cambiamento culturale, alle competenze di base (che sembrano essere così scontate ma non lo sono), all'analisi degli scollamenti forti e attuali nel binomio scuola/lavoro e da una rinforzo forte ad una formazione carente per competenze dalla quale invece potrebbero partire i prodromi per un'inversione di tendenza nel livello e nella qualità dell'occupazione che potremo vedere tra qualche anno. 

Il problema dello 'scollamento' tra i servizi per il lavoro e le aziende credo che sia da sempre uno dei temi mai affrontati seriamente. La mia sensazione è che si continui a gestire servizi pubblici come se si fosse ancora all'epoca del collocamento, e, dalle voci che girano internamente al servizio, l'Agenzia Unica non farebbe la differenza.

Gli strumenti per l'occupabilità in generale sono poveri, come per la Garanzia Giovani, pochissima formazione, blandi incentivi all'assunzione che si perdono nella foresta dei vari contributi nazionale, regionali, locali. 

Forse bisogna misurarsi con il dato oggettivo della crisi, che frena le aziende anche solo ad accettare stagisti, per cui diventa difficile riuscire a offrire proposte concrete di inserimento. Spesso i servizi per il lavoro e la formazione non hanno contatti veri con le aziende, perché costruire relazioni richiede tempo e investimento e ora è tutto alquanto frenetico e confuso.

E allora forse bisogna puntare alla differenziazione, alla personalizzazione, all'intervento professionale e concreto (non generato da "rimpiazzi" e risparmi di personale nella riorganizzazione di una Pubblica Amministrazione) ma soprattutto un monitoraggio costante fatto di sinergie tra privato e pubblico.