Centro storico – cari amministratori il verbo è aprire non chiudere

Creato il 11 maggio 2012 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

di Ciuenlai

Discutere sull’onda dell’emotività, senza una minima analisi sulla storia recente e passata, non aiuta a trovare soluzioni adatte a rendere vivibile il Centro Storico di Perugia. Perché in questa città si è giocato a rovescino. Si è fatto quello che non si doveva fare e non si è fatto quello che si doveva fare. Le ultime Giunte Comunali, rincorrendo la destra, si sono concentrate, prevalentemente, sui problemi relativi alla repressione dei fenomeni malavitosi. Si è sentito parlare solo di vigili, di aumento del numero delle divise che passeggiano per Corso Vannucci, di piccoli ed inutili azioni repressive come quelle delle cervellotiche ordinanze sulla vendita di alcool o delle inutili chiusure dei locali. Tutte cose che non hanno cambiato la situazione, che invece si è aggravata. Bisognava e bisogna partire da un postulato inequivocabile. Ognuno, deve essere chiamato a svolgere il proprio mestiere. Quello del mantenimento dell’ordine pubblico spetta ai corpi di polizia e dello stato coordinati dal Prefetto e dal Questore. Gli altri danno una mano e nemmeno molto grande, perché i vigili non sono addestrati per queste funzioni. Al Comune e alle istituzioni locali spetta un altro compito; quello di eliminare le ragioni logistiche, sociali e strutturali del fenomeno. E in questo quadro, diciamocelo con onestà, un piano serio per al rivitalizzazione del centro storico di Perugia non esiste e non è mai esistito. Anzi nessuno ci ha lavorato. Se non si costruiscono le condizioni perché l’acropoli sia di nuovo vissuta dai Perugini, la questione non si risolverà nemmeno traslocando due battaglioni della celere e dei carabinieri. Ci vuole un piano di rilancio. Se no qualsiasi operazione di polizia, per quanto larga, per quanto efficace, alla lunga risulterà completamente inutile. Provo a buttare giù due cose, senza alcuna pretesa, ma solo per far capire l’indirizzo da seguire per il cucuzzolo di Perugia. E allora Bisognerebbe :

1) Cambiare drasticamente la politica urbanistica smettendola di costruire, soprattutto in periferia, “cattedrali nel deserto”, piene zeppe di appartamenti invenduti o sfitti, che, come si è visto a Ponte San Giovanni, favoriscono le infiltrazioni malavitose. Optare per piani di recupero che abbiano il Centro storico come fulcro, iniziando con un censimento del patrimonio immobiliare per capirne l’attuale utilizzo e valutare la sua possibile valorizzazione, anche con provvedimenti ad hoc che possano utilizzare risorse di vario tipo, comprese quelle delle Fondazioni Bancarie;

2) Agevolare e migliorare l’offerta Universitaria in grande crisi a Perugia, anche attraverso la creazione di nuovi “campus” ;

3) Creare attrazioni particolari come vie interamente dedicati all’artigianato artistico e ai prodotti tipici;

4) Costruire un’offerta culturale sfruttando e mettendo in rete i contenitori che vi sono e quelli che possono essere recuperati (Pavone, Turreno, Lilli, Morlacchi, auditorium di San Francesco, Santa Cecilia, Santangelo ecc.) rinvigorendo anche la proposta della stagione culturale all’aperto in estate e inventandone una al chiuso in inverno. In questo quadro si può pensare a cose come biglietti ed abbonamenti multipli per più eventi e per più contenitori con possibilità di convenzioni per le famiglie con i locali del centro. Come ho detto più volte, far vivere “la Multisala centro”;

5) Proporre percorsi turistici tematici sotto lo slogan “La storia d’Italia raccontata da Perugia”. Preistoria Etruschi e Romani, il medioevo, il rinascimento e le signorie, la storia moderna ecc. in modo da favorire una permanenza più lunga dei visitatori;

6) Riscoprire qualche tradizione;

7) Regolare meglio il calendario delle grandi manifestazioni, riportare la fiera in Corso Vannucci o, in subordine, a Borgo XX Giugno, istituire un calendario dei mercatini su base tematica settimanale o mensile, in modo che si possa offrire un’attrazione continua verso il centro storico, allungando l’ora di chiusura per rendere appetibile e popolare l’acropoli anche dopo cena, inquadrando in questa ottica anche il recupero del mercato coperto.

Cari Amministratori il verbo da usare è aprire, non chiudere.



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