La trama (con parole mie): Dodge è stato da non troppo tempo lasciato dalla moglie Linda, vive solo, ha una donna delle pulizie messicana troppo affezionata al suo lavoro, un rapporto irrisolto con il padre e si tiene stretta una routine che in realtà lo chiude ancor più del dolore.Come se non bastasse, un asteroide sta per colpire la Terra, ed entro tre settimane il mondo conoscerà la sua fine.Quando Penny entra nella vita dell'uomo da una finestra - letteralmente - tutto cambia: e da un viaggio surreale alla ricerca degli equilibri perduti potrebbe finire per nascere qualcosa di inaspettato in grado di salvare queste due malinconie traformandole in qualcosa di più grande proprio nel momento del botto che dovrebbe porre fine a tutto.
I film Sundance-style sono sempre piuttosto strani, da affrontare: il rischio di trovarsi di fronte schifezze d'autore da tempesta di bottigliate e cacca sullo zerbino così come piccoli cult per i quali perdere la testa è pressochè lo stesso, e proprio per questo motivo qui al Saloon la circospezione è praticamente di casa, quando si affrontano proposte di questo genere.
Il lavoro di Lorene Scafaria - attrice e sceneggiatrice al suo debutto dietro la macchina da presa - cui non avrei dato troppo credito alla vigilia, si pone in una giusta via di mezzo guadagnandosi il credito necessario a non passare per qualcosa di dimenticabile riuscendo a stimolare con discreta facilità qualche riflessione niente male lasciata passare attraverso le risate e le lacrime.
Certo, il plot non è una bomba di originalità e i due protagonisti non sono certo i migliori sulla piazza - Steve Carell, per quanto mi possa stare simpatico, non è che sia proprio Al Pacino, e Keira Knightley pare peggiorare ad ogni film che passa -, eppure qualche apparizione gustosa - come quelle di Martin Sheen nel ruolo del padre del protagonista e di William Petersen, che i fan di CSI conosceranno bene, nella curiosa parte dell'uomo che ha ingaggiato un sicario per ucciderlo prima della fine neanche ci trovassimo in un film di Kaurismaki - ed il contesto, oltre allo spirito da road movie - che sul sottoscritto esercita da sempre un fascino particolare - comportano un risultato finale tutto sommato piacevole, pur se non irresistibile.
Principalmente, nel corso della visione, passando da momenti di profonda malinconia ad altri al limite dell'assurdo - senza contare la storia d'amore che progressivamente vede coinvolti Dodge e Penny -, la cosa più interessante per il sottoscritto è stata quella di immaginare cosa accadrebbe se anche qui dalle nostre parti fosse annunciata la fine del nostro pianeta entro tre settimane: sarebbe una bella fregatura, questo è certo, soprattutto ora che è nato il Fordino, eppure cosa sarebbe del Saloon?
Si affronterebbe l'imminente fine con rassegnata tranquillità e pace zen oppure ci si dedicherebbe a tutto quello che la routine quotidiana tiene a bada?
Cosa fareste, voi, avendo a disposizione soltanto ventun giorni prima di vedere il sipario calare su questo mondo e queste vite?
Vi improvvisereste dei cercatori naif come Penny o il rifugio sarebbe la routine, come per Dodge?
Il pensiero andrebbe all'ingaggio di un killer - e torniamo a William Petersen - o a feste da salotto senza freni - almeno rispetto al contesto sociale comune -?
Esemplare, in questo senso, il party dato da Connie Britton e compari ad inizio pellicola, nel corso del quale i genitori propinano un cocktail dietro l'altro ai figli, si fanno di eroina e si lasciano andare ad ogni qualsiasi piacere pur di provare qualcosa di mai assaporato fino ad allora in vista della fine: e a cosa varrebbero tutte le possibilità elencate, di fronte al fatto di un'imminente distruzione planetaria?
Forse nulla.
Forse Dodge e Penny hanno ragione, a tentare di restare in movimento per capire alla fine che tutto quello che serve è loro accanto, e forse c'è un modo per salvarsi che va oltre l'improvvisazione e l'esagerazione senza criterio. O forse no. E nel momento di uno schianto come quello dell'asteroide che porrà fine alla Terra si sarà tutti uguali, come al cospetto di un gigantesco interruttore che, di colpo, spegnerà la luce.
Ed ecco, improvvisamente, che tutto pare non essere poi così divertente, grottesco, stralunato.
Forse la fine del mondo è una cosa seria.
O forse, più semplicemente, come ogni altra cosa della vita - morte compresa - andrebbe affrontata con lo spirito migliore possibile, tirato fuori con le persone che vorremmo accanto e in una cornice che possa abbracciarci come se esistesse una sicurezza per la quale nessuna fine avrà potere.
Perchè la salvezza potrà essere un'utopia, un sogno da film romantico destinato a non realizzarsi.
Ma non è detto che ci si possa sentire comunque al sicuro.
Perfino dagli asteroidi.
Perfino da noi stessi.
MrFord
"It's the end of the world as we know it it's the end of the world as we know itit's the end of the world as we know it and I feel fine."R. E. M. - "It's the end of the world as we know it (and I feel fine)" -