Nel precedente post raccontavo del mio crescente per il cinema d’altri tempi (dove per “cinema” non si intende tanto i film proiettati, quanto proprio l’idea della sala come era una volta, e del modo di concepire la settima arte prima della rivoluzione dell’home video). E proprio su questo tema sto costruendo le fondamenta del mio terzo romanzo.
Ognuna delle mie storie nasce da una passione incontenibile, dalla voglia di descrivere un mondo che non mi appartiene ma del quale vorrei tanto far parte in maniera più netta. E se per “Il cosmo secondo Agnetha” tutto aveva preso il via da una forte attrazione per la narrativa rosa di serie C, se per “La sofferenza gratis” (di prossima pubblicazione per l’editore Zero91) a scatenarmi la vena creativa era stata la mania per il wellness, i centri estetici e tutto ciò che era cura del sé superficiale, ecco che adesso a farmi ribollire le idee nel cervello è questo desiderio di ricostruire sulla carta l’universo dei vecchi cinema di una volta, l’odore delle poltrone impregnate di fumo di sigaretta, i manifesti in cui i divi del cinema venivano ridisegnati da grandi illustratori, la scritta “OGGI” sopra la bacheca di vetro in cui veniva annunciato il film del giorno.
L’idea è quella di arrivare a descrivere quel mondo perduto e sempre più in via d’estinzione mettendo al centro di tutto il plot un proiezionista, magari di una sala un po’ periferica, di quelle che si chiamavano “prosecuzioni” o addirittura “terze visioni”.
Il solo problema è che io ne so ben poco, di tecnica di proiezione e di tutti quegli che possono essere gli aspetti fondamentali per costruire un personaggio credibile nel suo profilo professionale.
Così mi sono messo al lavoro, e ho pubblicato un inserzione su un forum di settore, spiegando le mie intenzioni da scribacchino e chiedendo aiuto a chi avesse un minimo di voglia di incontrarmi (anche solo virtualmente) e di rispondere a delle domande sulla vita professionale di chi monta le pellicole su un proiettore e spegne la luce in platea.
A distanza di una settimana, ahimé, non ho ricevuto nessuna risposta, niente di niente, neanche qualche anonima richiesta di informazioni ulteriori da chi magari avesse bisogno di capire se si trattasse davvero di un romanziere o più semplicemente di un maniaco ossessivo (visto che, spesso, le due figure coincidono).
Ovviamente non ho intenzione di desistere, perché quando mi metto un’idea intesta neanche Colin Farrell che bussa nudo alla porta di casa mia riesce a distogliermi dal mio obiettivo (per quanto, magari, in quel caso una breve pausa me la potrei anche concedere), ma, visto e considerato che io stesso ho un mio spazio tutto privato sul web, ufficializzo anche qui il mio disperato bisogno di mettermi in contatto con qualcuno che abbia fatto del cinema, ma non sui set o al Festival di Cannes quanto, più semplicemente, dentro una cabina di proiezione.
Chiunque abbia lavorato o lavori in questo ruolo, o chiunque abbia parenti, amici, amanti che possano farmi da consulenti per il mio protagonista, è pregato di farsi vivo. Forse non si contribuirà alla storia della Grande Letteratura e certo non ci sono né soldi né fama come ripensa. Ma ciò non toglie che possa comunque nascere una bella storia.
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