Backstage_Una moglie bellissima
Il saggio diceva mogli e buoi dei paesi tuoi. Ma una consistente fetta d’italiani, per una serie di motivi, ha ignorato il saggio detto e ha cercato moglie altrove. Sguardo divertente e divertito sulla moglie “importata”, con i suoi pro e contro. Buona lettura!
Dal 1960 in poi, con la crescita dell’opulenza economica italiana e dei viaggetti a vario titolo, abbiamo assistito ad una trasmigrazione di donne dell’est europa verso i nostri confini, tutte desiderose di entrare nel nostro Bel Paese. Come mai?
Potremmo definirlo il fenomeno di importazione delle mogli: tanti uomini simpatici e paciocconi, magari rotondetti e pelati, hanno trovato oltre confine la loro soluzione all’anima gemella. Perchè infatti limitarsi ai confini di caccia nazionali quando, con poca spesa, si può visitare l’Ungheria, la Russia ed altre località vicine (e magari accasarsi)?
La donna dell’Est, ben conscia della povertà e dei patimenti indicibili sofferti in patria, ben accolse l’arrivo di questi italiani simpatici e affabili, pieni di promesse e sogni da realizzare (dal matrimonio fino alla vita da signora e alla casa di proprietà). Questi connazionali, spesso, per ragioni fisiche e/o legate all’età, difficilmente riuscivano a trovare mercato in Italia; hanno quindi deciso di lanciarsi in mercati inesplorati e di cercare donne belle e formose grazie ad una stabilità economica che veniva vista come la fine delle loro tribolazioni.
L’uomo italiano, abile affabulatore dalla notte dei tempi, intortava la giovane donna e la portava in patria, con un piano familiare devastante: matrimonio/casa/figli, tutti in successione, come una tabella di marcia per non essere da meno degli altri (il famoso paesello dove nessuno si fa i fattacci suoi). Le donne dell’Est, estasiate dalla tv italiana (altro specchio per allodole), correvano qui con le valige di cartone desiderose di aprire un nuovo capitolo della loro vita.
Il capitolo (questa volta letterario) però a volte riservava sgradite sorprese, come scoprire che la laurea ottenuta in patria non era legalmente riconosciuta: dopo una serie di improperi inenarrabili si accontentavano di lavori modesti, per contribuire al mantenimento della famiglia. Il sogno italiano, come spesso accade, veniva quindi ridimensionato dalla burocrazia e dalle necessità pratiche.
L’erede del matrimonio combinato all’italiana (l’accordo tra famiglie) era quindi arrivato: se non trovi moglie in Italia vai in un viaggetto culturale (vi risparmio il facile doppio senso) e trovi la persona che condivide i tuoi sogni e i tuoi interessi, oltre al conto corrente bancario.
Di positivo c’è da dire che molte ragazze sono giunte in Italia realmente innamorate, basandosi anche sul fatto che hanno un sistema culturale leggermente diverso: cambiando il sistema di riferimento quello che per una donna italiana è molto importante per una moglie importata passa in secondo piano.
L’arricchimento culturale, dato dalla fusione delle due culture, è incredibile: sicuramente però la leggerezza di molti matrimoni ha poi determinato situazioni tragicomiche, legate più che altro ad un prematuro desiderio di accasarsi senza un reale progetto condiviso.
Un errore comune dei mariti spesso è stato quello di fidarsi delle profetiche parole: ma sì amore, io amo Italia, no problema!
Dopotutto il suol natio, con tutti i suoi difetti (crisi politiche, guerre, devastazioni, povertà disarmante), rimane pur sempre la terra dove si sono passati i natali con la famiglia (o presunta tale): quindi, il gaudente italiano che ha scelto una moglie europea, deve sciropparsi le ore di auto necessarie per rinfoltire i rapporti con la famiglia materna.
Ma amore vuol dire anche questo no? Alla prossima!
Marco