CERNOBBIO (co). Indagine Coldiretti/Ixè sul prezzo dell’illegalità: 1 disoccupato su 10 disponibile per reati

Creato il 19 ottobre 2014 da Agipapress
CERNOBBIO (co). Il 61% dei disoccupati è disposto ad accettare un posto di lavoro in un'attività dove la criminalità organizzata ha investito per riciclare il denaro e quasi uno su dieci (l’8%) è pronto anche a commettere reati.
Il dato emerge dall'indagine Coldiretti/Ixé sul prezzo dell’illegalità, presentata al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio.
La criminalità organizzata trova, infatti, terreno fertile nel tessuto sociale ed economico indebolito dalla crisi, come dimostra il fatto che mafia, camorra, ‘ndrangheta e company possono contare su un esercito potenziale di ben 230 mila persone che non avrebbero problemi a fare scelte consapevolmente illegali pur di avere un lavoro. L’allentamento della tensione morale nei confronti della malavita provocato dalla crisi tocca la vita di tutti i giorni come conferma il fatto che – continua la Coldiretti -  quasi un italiano su cinque (18 per cento) non avrebbe problemi a recarsi in un pizzeria, ristorante, bar o supermercato gestito o legato alla criminalità organizzata purché i prezzi fossero convenienti (9%), i prodotti fossero buoni di ottima qualità (5%) o addirittura se il posto fosse comodo e vicino a casa (4%). D’altra parte, la stragrande maggioranza del 63% degli italiani è d’accordo sul fatto che - continua la Coldiretti - in certe zone d'Italia dove c'è molta disoccupazione e povertà, la criminalità organizzata ha saputo creare opportunità di lavoro. E il problema - continua la Coldiretti - non è confinato nel Sud tanto che l’84 % degli italiani ritiene ormai che la  criminalità organizzata sia diffusa su tutto il territorio, rispetto ad una minoranza del 13% per cento che la localizza nel Mezzogiorno.
A preoccupare anche l’impatto negativo della crisi sulla solidarietà, con un crescente numero di persone che non riesce più a permettersela come dimostra il fatto che - conclude la Coldiretti - la maggioranza del 58% degli italiani non sarebbe disposto a pagare il 20% in più per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia.
“Bisogna spezzare il circolo vizioso che lega la criminalità alla crisi, con interventi per favorire, soprattutto tra i più  giovani, l’inserimento nel mondo del lavoro, e l’impegno delle istituzioni, della scuola e delle organizzazioni di rappresentanza per scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

Roberto Moncalvo

Un altro dato che emerge dallo studio Coldiretti/Ixé dimostra come, con la crisi sono aumentate anche le frodi a tavola che hanno fatto registrare un incremento record del 277% del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate, per garantire la sicurezza alimentare.  Il risultato è il frutto dell’attività condotta dai Carabinieri dei Mas nel periodo dal 2008 al 2014. Nei primi nove mesi del 2014 sono stati sequestrati beni e prodotti per 318,7 milioni di euro soprattutto con riferimento a prodotti base dell’alimentazione come la carne (29%), farine pane e pasta (16%), latte e derivati (12%), prodotti ittici (9%), ma anche in misura rilevante alla ristorazione (15%) dove per risparmiare si diffonde purtroppo l’uso di ingredienti low cost che spesso nascondono frodi e adulterazioni. L’attività dei carabinieri dei Nas nei primi nove mesi del 2014 ha portato all'arresto di ben 10 persone mentre 1.310 sono state segnalate all'autorità giudiziaria e 7.672 a quella amministrativa. “Le frodi a tavola si moltiplicano nel tempo della crisi soprattutto con la diffusione dei cibi low cost e sono crimini particolarmente odiosi perché si fondano sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - oltre un certo limite non è possibile farlo se non si vuole mettere a rischio la salute”.

Spumante Bocelli taroccato

Gli ottimi risultati dell'attività di contrasto messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell'ordine impegnate confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire – conclude Moncalvo - dall'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata.  Dunque la crisi favorisce la frode che va dal vino di Bocelli alle cotiche di Parma e dunque è allarme a tavola per le frodi che colpiscono dal prestigioso vino spumante del tenore Bocelli contraffatto fino alle finte cotenne di prosciutto di Parma utilizzate per fare i fagioli con cotiche,  piatto povero della tradizione. Al Forum di Cernobbio i carabinieri dei Nas hanno allestito per la prima volta una esposizione degli strumenti di contraffazione e dei prodotti  alimentari sequestrati in Italia.  Le frodi a tavola – sottolinea la Coldiretti – consentono un guadagno che va da 5 a 60 volte il costo della sofisticazione in base al prodotto e colpiscono soprattutto i simboli del made-in-Italy per il valore aggiunto che garantiscono.

False cotiche di Parma

Si va - precisa la Coldiretti - dai marchi dei vini più prestigiosi come il Brunello, il Chianti o il Morellino di Scansano fino alle confezioni contrassegnate da marchi appartenenti a ditte inesistenti che contengono olio di semi allungato con clorofilla e spacciato come extravergine.  L’attività dei carabinieri dei Nas - continua la Coldiretti - ha consentito di smascherare anche mozzarelle fasulle ottenute dalla lavorazione anche con sostanze chimiche di semilavorati industriali, dette cagliate, importati dall'estero come i cosci di prosciutto marchiati come Parma grazie all'utilizzo di falsi punzoni.  La nuova frontiera delle frodi, però, è internet dove si moltiplicano le offerte di prodotti contraffatti e pericolosi a partire dalle smart drugs che sono state oggetto di ripetuti sequestri. Nonostante la scelta per i prodotti low cost, e quindi il palese disinteresse per la qualità dei prodotti edibili, il 65% degli italiani ritiene che la crisi abbia fatto innalzare la soglia del rischio alimentare. Nello studio presentato al Forum di Cernobbio, infatti risulta che ben il 12% dichiara di esserne stato vittima. Sotto accusa per 1 italiano su cinque sono i cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma - denuncia la Coldiretti - possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri. A preoccupare il 21% è invece l’apertura delle frontiere con l’arrivo di alimenti che vengono da Paesi lontani con diverse condizioni sanitarie e produttive, ma che - sostiene la Coldiretti - non possono essere ben identificati sugli scaffali per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura di origine. A preoccupare sono però anche le frodi di quanti trovano nel settore alimentare una importante occasione di business. L’agricoltura e l’alimentare sono infatti considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici. Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute.  Di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare quasi due italiani su tre (57%) chiedono - conclude la Coldiretti – che venga sancita la sospensione dell’attività.                 

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