Le riconosco al volo le notti come questa.
Quando ogni cosa ha il sapore agrodolce della nostalgia.
Quando le dita vanno da sole e volano sulla tastiera e buttano giù cose lunghissime. Infinite. Dannose.
Quante, quante parole.
Quando tutto quello che leggo mi trafigge. E dovrei smetterla ma come faccio a non lasciarmi stregare da queste parole?
Sarà Aprile. Maledetto sempre tu sia, Aprile.
Sarà la primavera.
Sarà l’allergia, sarà l’intolleranza.
Saranno le fragole.
Sarà quella canzone che non riesco a togliermi dalla testa. E che spunta sempre in queste notti qui.
Dannazione.
Ne ascolto un’altra per dispetto.
Ecco, voglio ascoltare una canzone talmente bella “da rendermi felice e triste nello stesso tempo “.
Ma no, non posso farlo mica. Farlo significherebbe spegnere tutto, chiudere gli occhi e ricordarla quella canzone.
Ma non avrebbe senso perché ”Hai presente quando la musica all’improvviso stride se l’ascolti con la persona sbagliata?”.
La persona sbagliata in questo momento sono io.
Dunque faccio la codarda, ascolto una canzone che non vuol dire niente e riempio il cestino di parole.
E buonanotte.
Che non sarà.