Certe volte basta una carezza o abbassare il tono della voce...

Creato il 08 maggio 2014 da Mammeindifficoltà
Per questo mio primo appuntamento su Mamme in difficoltà, propongo un post che ho scritto tempo fa nel mio blog e che mi sento di condividere anche qui.

Una riflessione nata in seguito ad una lettura in particolare e dopo aver visto alcuni atteggiamenti in certi genitori.

Cosa ne pensate, mamme?

Certe volte...ma anche spesso...mi capita di dire a mia figlia "Si ti sento...Non alzare la voce!"

E mentre lo dico mi rendo conto... Che sto urlando!!!

Quante volte diciamo ai nostri bimbi "Non c'è bisogno di gridare, si chiede con gentilezza, ti sento non importa che urli ecc ecc??"

Sicuramente un'infinità!

I bambini a volte hanno bisogno di urlare per farsi sentire, per attirare l'attenzione, per sentire fino a che punto arrivi la loro voce...

"Certe volte mi metto a gridare forte in mezzo alla sala. Così si accorgono che ci sono" - tenete in mente questa frase, dopo capirete dove l'ho letta!

Noi il più delle volte perdiamo la pazienza, non ci capacitiamo di questi modi, pretendiamo educazione e discernimento, ci lamentiamo quando parliamo con le amiche mamme, non ne possiamo più...

...ma siamo sicure che noi non facciamo lo stesso con i nostri figli?
Siamo proprio sicure che noi non gridiamo mai, che siamo sempre pazienti e dolci?

Io parlo per me e ammetto di non esserne tanto sicura. Non sono perfetta e mi dispiace. Ritengo che a volte sia davvero difficile non arrabbiarsi e gridare, soprattutto se mi sto per prendere un colpo perché la mia bimbuzza per es. salta sul letto o dopo averla richiamata già mille volte per una determinata cosa e lei non mi ascolta.

Mi ha molto confortato leggere quello che hanno scritto due psicologhe e psicoterapeute, Francesca Broccoli e Alba Marcoli, citate in un post di Stefania Medetti su d.repubblica.it :

«Un episodio singolo o episodi sporadici di rabbia sono assolutamente normali e possibili in qualunque donna, anche nelle madri più dedicate» ...«Un momento di rabbia non può determinare problemi di per sé, soprattutto se al bambino è comprensibile il motivo scatenante, se la reazione è proporzionata all'evento e se sa cosa aspettarsi dal genitore» (F. Broccoli);

Marcoli invita a essere comprensive con se stesse: «Culturalmente, non siamo portati ad accettare l’idea dell’ambivalenza e, quindi, facciamo fatica a relazionarci con i sentimenti che genera».

E poi, soprattutto, occorre abbandonare l’idea di mamma perfetta che, nei mesi dell’attesa, ci siamo costruite.
«La perfezione non esiste e va bene così», conclude Marcoli. «Perché è proprio la caduta dell’idealizzazione che rende la relazione fra madre e figlio vera e matura».

Nonostante tali rassicurazioni su "la mamma perfetta non esiste", io tento e mi riprometto sempre di non arrabbiarmi e seguire un approccio basato sul dialogo e la dolcezza.

Probabilmente quello che conta di più, per farsi ascoltare dai bambini, è la credibilità e la fermezza con cui gli diciamo di fare o non fare qualcosa. Peggio sarebbe se dicessimo, sbraitando, di non fare una determinata cosa e poi lasciare che continuino!

Certe volte è come se pretendessimo che i nostri figli si comportassero già come gli adulti,  che sapessero in maniera innata cosa sia giusto o sbagliato, che non sporcassero a terra, che mettessero a posto i giochi senza che nessuno glielo dicesse, che mangiassero tutto agli orari giusti, ecc...

Ho deciso di fare questa riflessione, che probabilmente servirà più a me che a voi, innanzitutto perché mi è capitato di assistere a scene che mi hanno letteralmente mortificata... nonostante io fossi solo una spettatrice.

La durezza e l'impazienza di alcuni genitori coi i figli davanti ad altri genitori, in una tavolata festosa in pizzeria, dove è naturale che un bambino per es. non voglia mangiare o mostri più timidezza del solito, mi ha lasciata perplessa.

Perché bisogna fare vedere per forza agli altri genitori della compagnia che il proprio figlio mangia sempre tutto o è aperto e socievole con ogni persona, grande o piccola che sia?

Non si riesce a capire che in una situazione diversa dal solito, fuori dal contesto familiare abitudinario, i bambini sono agitati, adrenalinici, che vogliono giocare con gli amichetti e che del cibo non gliene può fregar di meno?
Anche i bambini provano la cosiddetta ansia da prestazione!

No! A tutti i costi e davanti a tutti arriva il grido "Mangia hai capito?!!mangia tutto! Che hai adesso!? Ce ne andiamo subito a casa!!! Non ti porto più fuori...e bevi tutta l'acqua??"

Tutta l'acqua???
Mi sono persa qualcosa! Questa non la dovevo sentire!

A quel punto mi si è scatenato dentro un sentimento tra la pietà, la mortificazione (in realtà percepivo quella del bambino) e lo sgomento.

Come detto, io non credo di essere perfetta e anche io a volte urlo e perdo la pazienza...ma in pubblico NO.

Conoscendo inoltre la sensibilità di mia figlia, che non posso quasi rimproverare nemmeno a casa per quanto ci resta male (guai a dirle vai in camera tua!!! me lo rinfaccerebbe per giorni!!), figuriamoci se la trattassi male davanti agli altri. Mi farebbe passare subito la voglia di essere usciti e a quel punto meglio davvero essere rimasti a casa!!!

I bambini inoltre fanno le cose proprio apposta! per esprimere un disagio non riescono, giustamente, a dirlo chiamando la mamma o il papà in un angolino. Lo dimostrano col capriccio, con il broncio, facendo tutto l'opposto di quello che gli si dice.

"Mangia capito????"
...E' matematico che lasci tutto nel piatto!
Poi ovviamente ci sono le eccezioni. Ma ripeto: perché??

E poi ho deciso di scrivere questo post, che in qualche modo è anche recensione, dopo aver letto il libro di Luigi Ballerini "Certe volte", e che mia ha scatenato ulteriori riflessioni su questo tema.

Ammetto che per mia figlia 3enne è ancora un po' complicato, ma non per me:) Esprime in poche e semplici parole quello che ho in qualche modo rimuginato prima:

"...se mi parlano bene io ascolto volentieri...e se si siedono a vedere un cartone con me possiamo stare insieme in sala mangiando i pop corn..."

Di contro la frase citata prima "Certe volte mi metto a gridare forte in mezzo alla sala. Così si accorgono che ci sono".

Queste sono solo alcune delle frasi dette dal bambino-protagonista del libro, che mettono in luce l'importanza e la necessità per i genitori di ascoltare anche le grida del proprio figlio, sentire gli stati d'animo che non riesce ad esprimere a parole e comunicare con lui, sempre e ovunque.

"Certe volte basta una carezza o abbassare il tono della voce per far sì che un bambino si senta a proprio agio, basta non dimenticarsi che loro sono sensibili a ogni cambiamento d'umore. Così, se si trova il modo di passare un pomeriggio insieme, guardando un film o facendo dei disegni, allora si ritrova la calma e anche il più terribile dei capricci avrà fine. In fondo, basta poco sia ai grandi sia ai piccini, per essere contenti e dimenticare le paure". 

Leggi di più su: http://heykiddo.it/novita/in-libreria/certe-albo-luigi-ballerini/

Viviana
http://chevitafarelamamma.blogspot.it/2014/04/certe-volte.html