Certe volte... la realtà

Creato il 10 settembre 2013 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Sempre più spesso sento nell'aria una tal paura di realtà da indurmi a pensare che qualcosa di veramente grave si cela dietro le sue maglie. Si tratta forse della per nulla numinosa verità? O forse di quel niente che tanto atterrisce chi ama l'aria festaiola delle fiere di paese?

E' davvero così drammatico fermarsi nel marasma per lasciarsi attraversare, colpire, calpestare da ciò che, in fin dei conti, è poco più di un venticello mattutino? O forse quel vento, seppur flebile come il respiro di un moribondo, è proprio la leggerezza plumbea che mette a nudo l'aria arrotolata attorno ad un roccioso corpo inerme?

La realtà preoccupa. Spaventa, è vero, ma primariamente crea quella strana illusione che... non può che essere reale! La realtà illude sulla possibilità della realtà. Sul quella strana onnipotenza a posteriori che si suole chiamare "buon senso".

"Hai fatto la scelta giusta! Complimenti!", dice un folle dormiente al suo vicino, ed egli, svegliato per un così inutile chiasso da osteria, risponde: "Avrei voluto restare ritto di fronte al dubbio e vederlo morire prima di me, e con lui la scelta, sua figlia legittima e pretendente al trono, ma ahimè, sono morto prima io. Ed eccomi qui, con la mia scelta giusta, mentre tutto il resto, mai deflorato, mi sorride dal fondo dell'oblio".

Certe volte la solitudine mi spaventa.
Certe volte mi vedo nella mia magione,
tra enormi librerie e un fuoco acceso.
Fuori deve per forza far freddo:
il caldo è invadente, bussa di rado,
vuol proteggere lui invece del mio camino.
Decisamente fuori deve far freddo,
e dentro, accanto al fuoco,
a parte me e i libri non ci deve esser nulla,
come se il creatore si fosse stancato
e gettato a riposo, proprio quel giorno.
Certe volte, qui nella mia terrazza,
tengo la moltitudine nella gabbietta dei canarini:
la osservo, provo a contare le teste,
ma poi rinuncio e torno alla mia Siberia.
Certe volte anch'io entro nella gabbietta,
in quel marasma annaspo,
e penso che Dio avesse fin troppi muscoli:
poteva stancarsi prima
ed evitare a me il censimento dei morti.
Certe volte il mio corpo mi pesa
e anelo allo spirito senza neanche conoscerlo.
Molte altre volte, anche lo spirito è nella gabbietta,
e mi tocca cercarlo, almeno prima di cena.
Solo raramente sono lucido,
e scriverei un trattato,  soltanto per confutare  questa inutile sfilza di predicazioni.
Amen.

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