I relatori: “Cultura, innovazione e giovani, le risorse su cui puntare”
Tanti gli spunti di riflessione lanciati per l’occasione. Alcuni dei punti su cui si è più insistito sono stati: la necessità di puntare sui giovani, offendo loro opportunità di formazione e sbocchi lavorativi adeguati nel mondo della cultura, dare la priorità alla cultura con la C maiuscola e investire sulle nuove tecnologie per migliorare la fruizione dei beni culturali. Banti, per esempio, ha spiegato, come “oggi il saper fare sia considerato quasi di serie B rispetto al conoscere e, invece, esiste la necessita di valorizzare gli aspetti concreti del fare cultura, tanto che Confartigianato ha lanciato un progetto per trovare con un app realizzato da Artex la mappa delle botteghe d’artigianato locale di livello”.
Marcucci ha sottolineato come in Italia sia importante fare sistema, portando l’esempio di molte piccole province che attraverso l’interazione tra privati, volontari, amministrazioni sono riusciti a creare un rilancio del sistema economico e produttivo.
Parlando di nuove tecnologie Barbieri ha messo in evidenza come “tanto più siamo legati all’ idea del progresso e tanto più é necessario cercare le radici.
In Italia, avendo a disposizione la maggior parte dei beni culturali, non é possibile tagliare il ramo delle tecnologie senza far seccare l’altro”. Melani ha spiegato come l’aspetto dell’istruzione e della formazione sia fondamentale per innescare processi di crescita e Kelescian ha sottolineato come in Italia esista uno iato tra oggettiva espansione di interesse per la cultura e il nostro patrimonio e un preoccupante andamento dell’economia. Ortona, citando l’articolo 9 della Costituzione, (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica) ha spiegato come il “punto di forza italiano sia il patrimonio culturale. Siamo molto apprezzati e riconosciuti per il nostro patrimonio culturale e per la nostra bravura nel campo delle tecnologie.
Dove non siamo bravi é nel fare sistema, perché siamo individualisti. Il patrimonio culturale invece va inteso come un bene comune, non come qualcosa di separato dal cittadino. Così Sassoon ha lanciato una domanda: “Siamo destinati ad essere solo osservatori? Oggi siamo di fronte a un mondo in movimento a cui diamo poca attenzione. Siamo troppo individualisti, ma spesso anche troppo provinciali e questo non ci fa guardare al nuovo che é intorno.
E invece é importante dare ai nostri giovani la possibilità di portare avanti il nostro patrimonio culturale. Abbiamo un grande futuro ma dobbiamo fare un lavoro di apertura culturale, vedere cosa fanno gli altri paesi, cosa per esempio Berlino, che in pochi anni ha offerto un’articolazione culturale straordinaria”. Per finire con Rech che ha ricordato come la Cultura “non sia un costo ma un investimento”. Inoltre durante l’incontro Ortona ha messo in evidenza la nascita dell’associazione Parchi e Giardini, di cui la lucchese Promo P.A. Fondazione é tra i fondatori.