Cesare Battisti attacca l'Italia

Creato il 06 marzo 2012 da Samalos

Battisti su Paris Match: non sarà mai sereno, ma prende il sole a Rio


PARIGI - Ci tocca leggere l’ennesima sfrontata intervista del terrorista Cesare Battisti, stavolta a Paris Match, in diretta dalle spiagge di Rio:  e lui, ovviamente, non risparmia critiche e attacchi all'Italia. Battisti racconta i suoi anni di latitanza, la sua prigionia nel carcere brasiliano e l'angoscia di vivere tutta la sua vita così. Racconta che il giorno del suo arresto in Brasile è stata per lui una liberazione dall'incubo della latitanza forzata, dopodiché comincia ad attaccare. Attacca l'Italia e accusa lo Stato e la politica di avergli rovinato la vita ( lui non pensa ai parenti delle sue vittime?) per nascondere i crimini e le stragi compiute dallo Stato. 
Gli attentati e le stragi compiuti nel periodo più nero della storia d'Italia, gli "Anni di piombo", le accuse inventate contro di lui e contro altri ex militanti politici perchè "questa gente nega. Lo Stato ha bisogno di pulirsi la coscienza e di riscrivere la storia. Tutti i giorni i gionali italiani mi trattano da assassino e terrorista". Una verità, quella di Battisti, che fa a pugni con quella giudiziaria.
Battisti parla anche della Francia. La considera il "suo" Paese perchè l'ha salvato, l'ha accolto e non l'ha trattato da criminale. "Quando i francesi parlano di me mi definiscono ex-militante politico, non terrorista. Mi hanno permesso di rifarmi una vita". C'è chi, a causa sua, la vita non ce l'ha più.
Alla domanda del giornalista: "Aspetta un'amnistia dall'Italia?" Battisti ci va giù pesante e si lancia in accuse allo Stato e nella difesa dell'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. "Dall'Italia non mi aspetto proprio niente, voglio solo vivere la mia vita, scrivere e pubblicare libri. Vorrei solo che l'Italia riconoscesse le sue colpe, le torture che ha commesso, i morti che ha sulla coscienza, come disse una volta il Presidente Cossiga, che parlò di una guerra civile di debole intensità e fu trattato da pazzo quando disse che la guerra era finita e ognuno sarebbe potuto tornare a casa. Io ebbi il coraggio di attaccare i veri responsabili e divenni il capro espiatorio."

Battisti condanna l'Italia per il suo non saper voltar pagina e lasciar perdere l'accusa che pende sulla sua testa: "Uno stato democratico e solido avrebbe già lasciato perdere la vicenda. La guerriglia c'è stata dappertutto, è partita nel 1968 dagli Stati Uniti, da Berkeley. Ma nessuno rivanga ancora quegli episodi." E poi continua a raccontare la sua vita, dice che è povero e viene sostenuto da associazioni culturali brasiliane, che non vede quasi mai le sue due figlie di 27 e 20 anni, ma soprattutto ricalca sul fatto che: "Je ne serais jamais serein", non sarà mai sereno. Disgustoso. Ci sono atri che non riescono a essere sereni: quelli che hanno perso, a causa sua, un parente e lo vedono prendere il sole sulle spiagge di Copacabana.


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