Sono stato questa mattina a visitare la mostra delle opere di Cesare Galimberti, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del comune di Cavenago, dove il fotografo è nato.
Galimberti, fotoreporter dell’agenzia Olympia è stato definito dal mensile Class come “il più importante dei fotografi italiani”.
La sua vita da fotoreporter è stata dedicata quasi esclusivamente alle immagini sportive, e la mostra ne espone circa trecento, tra le più importanti. Ha fotografato Nove olimpiadi estive e sette invernali, nove mondiali del pallone, ventidue giri d’Italia, nove tour de France, quarantatrè
campionati di calcio, numerose Parigi- Dakar e tanto altro, e un po’ di tutto questo è rappresentato da questa mostra che merita sicuramente una visita: calcio, ciclismo, motoGP, formula uno, volley, basket, nuoto, sci, tennis, vela, canottaggio, pugilato, golf…non c’è sport che l’obiettivo di Galimberti non abbia fissato in immagine. Ho avuto la fortuna di potere girare la mostra con lui, un’oretta piacevolissima ad ascoltare le storie, le emozioni, le avventure che stanno dietro ad ogni scatto. Può vantarsi di avere fotografato tutti più grandi campioni dello sport: tutti i calciatori delle varie nazionali di calcio (sua la famosissima fotografia della partita a scopone tra Pertini, Bearzot, Zoff e Causio sull’aereo al ritorno dalla conquista della coppa del mondo nel 1982), e poi Tomba, Meneghin, Novella Calligaris, Panatta, Gimondi, Pantani, Mercks, Sara Simeoni, Thoeni, Bob Beamon, Mennea, McEnroe, molte decine di calciatori famosi, qualche immagine del terribile attentato al villaggio olimpico durante le olimpiadi di Monaco nel 1972 da parte di un commando facente capo a Settembre Nero, gruppo terroristico di Fedayyn palestinesi, conclusosi con la morte di 11 atleti israeliani e un poliziotto tedesco.
Quello che colpisce delle sue immagini, tecnicamente superlative, è la capacità di fissare l’attimo che è al culmine di un’azione sportiva, che ne rappresenta l’essenza dello sforzo, della gioia per la vittoria o della delusione per la sconfitta, insomma scatti fatti né un attimo prima né un attimo dopo, cosa questa che accomuna tutti i grandi fotografi.
Abbiamo avuto anche un po’ di tempo per parlare di attrezzature: ha iniziato con Rolleiflex, per poi passare alle reflex Canon a pellicola e poi dal 2000 al digitale, sempre Canon. Usa soprattutto tele (ovviamente): Canon 400 mm f 2.8 e Canon Zoom 70-200 f 2.8 soprattutto. Naturalmente ho fatto qualche scatto che potete vedere.
La mostra è da non perdere, e merita una gita. Resterà aperta sino al 6 febbraio
Ringrazio Galimberti per la cortesia e la disponibilità; l’incontro è stato estremamente gradevole e istruttivo. Chi fosse da queste parti non si lasci sfuggire questa mostra.http://feeds.feedburner.com/AlessioCogheStreepher