Pirandello scrisse vari testi e spesso trattava la questione del chi siamo. Siamo uno, nessuno centomila, tanti personaggi in cerca del loro autore. Ma chi è l'autore della propria vita? Siamo solo noi oppure siamo noi, i genitori, gli amici, gli insegnanti che ci hanno accompagnato nel periodo di scuola, persone che, più o meno, abbiamo frequentato ma che, comunque, hanno influenzato il nostro essere noi?
Possiamo in realtà prendere in mano il nostro io e realizzarlo e farlo esprimere nella sua totalità così com'è nella sua interezza e purezza?
Quando nasciamo Platone diceva che siamo una tabula rasa, ma lo siamo solo sul sapere che, come appunto affermava il celebre filosofo greco, con lo studio ricolmiamo perché ricordiamo o anche il nostro io è puro semplice, siamo noi stessi senza ancora nessuna manipolazione?
Ci sono studi che affermano che sin dalla pancia della mamma noi riceviamo i primi condizionamenti. Quando siamo feti siamo un tutt'uno con la madre che è la nostra culla, la nostra fonte di cibo, di acqua, sentiamo la sua voce siamo coccolati da una situazione di caldo e riposo dove non nasce il senso di bisogno in quanto tutto arriva automaticamente. Siamo coccolati si può quasi dire viziati. Nell'utero materno il bambino è immerso in un bagno di stimolazioni, il battito cardiaco, il flusso sanguigno, il respiro, i ritmi di sonno e di veglia , la voce della madre. Egli è in contatto con la madre e con i suoi stati emotivi e psicologici. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che se un bambino ascolta negli ultimi tre mesi di gravidanza ogni giorno sempre lo stesso brano musicale, quando nascerà sarà in grado di riconoscerlo. La relazione che si instaura tra madre e figlio durante la gestazione è importante in quanto influirà il successivo sviluppo del temperamento e della salute psicofisica Il feto è una creatura senziente che apprende, riceve messaggi ed è anche in grado di inviarne. Nei nove mesi di gravidanza, perciò, si ricevono i primi condizionamenti e traumi che se non vengono eliminati, continueranno ad agire nel futuro creando malessere e disagio. Tutto ciò che abbiamo sentito ed appreso durante la vita uterina ne rimane una traccia mnemonica che sarà conservata per sempre. Tra l'altro è proprio mentre siamo nell'utero che impariamo anche a riconoscere il dolce e l'amaro e a seconda delle preferenze materne che influiranno l'esperienze del nascituro fino a condizionare il gusto. Inoltre il gusto influenza anche le iniziali esperienze di accettazione o rifiuto della realtà svolgendo un ruolo importante nello sviluppo della capacità di adattamento e del senso di appartenenza.
Ed ecco quindi che dobbiamo ancora venire alla luce che già abbiamo avuto dei condizionamenti.
Durante la crescita tutto quello che ci circonda ci condizionerà: gli apprezzamenti, le incitazioni a fare questo o quello, i rimproveri, i commenti, tutto influirà sul nostro stato psichico e sulla sua evoluzione. Noi perciò saremo un insieme di tutte queste interazioni che fino ad una certa età incoraggiano accondiscendono coccolano, ma che in seguito diventano moniti, commenti negativi rifiuti, e che spesso ci feriscono e ci imbrigliano a considerarci, a vederci e a comportarci in modi che magari noi non volevamo perché siamo frutto di tutto questo.
Così ci ritroviamo a condurre una vita che non sempre è la nostra vita, compiamo scelte che non sempre sono le nostre scelte. Diamo troppa importanza all'accettazione altrui dimenticandoci che, in primo luogo, dobbiamo auto accettarci, cerchiamo di compiacere gli altri dimenticandoci di compiacerci mettiamo gli altri e il loro giudizio davanti a noi stessi. Questo cosa può comportare?
A ben pensare due momenti non molto edificanti per noi stessi.
Infatti capita, credo a tutti, almeno una volta, se si è fortunati, di ritrovarsi fermi in una situazione o stato d'animo in cui ci si chiede come ci sono arrivato fin qua, chi me lo ha fatto fare, perché, ma lo volevo veramente ma era questo il mio desiderio? Le risposte che ne traiamo possono essere di due tipi, almeno secondo la mia esperienza ed onestà personale, la prima: se non ci è piaciuta o è stata fallimentare ci auto-scusiamo dicendo si ho errato ma alla fin fine io manco lo volevo era per far contento mia madre o mio padre o tizio o caio, perciò non ci soffermiamo a vedere il nostro reale modus operandi. la seconda: ci facciamo trascinare in un baratro di tristezza e negatività che diventa come una spirale che ci risucchia causandoci un malessere spirituale che prima o poi sfocerà in un malessere fisico.
La medicina tradizionale cura e segue la malattia ma è poco incline a guardare la causa psicologica connessa.
Comunque sia io mi sono convinta di una cosa il nostro spirito, il nostro io ci parla ci informa cosa è meglio per lui di conseguenza per noi ma noi troppo spesso non lo badiamo perché non siamo noi siamo noi+mamma+papà+fratelli e/o sorelle+nonni, parenti vari+amici+scuola+marito moglie+figli/e++++++così via fino all'infinito. E se mai ci ascoltiamo ad un certo punto si scoppia ad un certo punto ci si ferma perché ci sentiamo persi e dobbiamo ritrovarci.
Perché sono arrivata a queste conclusioni? Osservando certi accadimenti nella mia famiglia che illustrerò al termine di questo argomento che tratterò a puntate in quanto abbastanza vasto. Ho intenzione infatti di parlare dei Chakra, della relazione tra mondo interiore e ambiente che ci circonda, delle coincidenze e della capacità di notarle, del famoso terzo occhio. Spero che vi possa interessare.