Chakra, terzo occhio, coincidenze il nostro io interiore-seconda parte

Creato il 25 agosto 2014 da Marta Saponaro

I CONDIZIONAMENTI
Nella prima parte abbiamo visto che ancora prima di nascere l'uomo subisce dei condizionamenti. Mentre cresce, cullato al caldo nel grembo materno, il feto riceve stimolazioni da parte della mamma. Quando attendevo la nascita del mio primo figlio, Matteo, ricordo che spessissimo ascoltavo una canzone di De Gregori, "la donna cannone". Quando Matteo iniziò a parlare   tante volte domandava di ascoltare quella canzone, non conoscendo il titolo e nemmeno l'autore,  per chiedermi quel pezzo mi diceva "mamma metti la canzone del circo?" Se gli chiedevo il perché non lo sapeva dire ma gli si illuminavano gli occhi ogni qual volta che le note risuonavano in casa. Finii con il non sopportarla più alla fine perché si fissava su di un cartone animato o canzone e passava mesi interi sempre e solamente con quella scelta, è capitato anche  a qualcuno di voi per caso? Giusto oggi a pranzo ha detto, con l'approvazione del fratello minore, che siamo stati tanto pazienti nell'assecondare queste insistenti richieste. Alla mia risposta, "quando sarai tu genitore vedrai che lo farai", all'unisono hanno risposto "col cavolo!" Ora sono ancora molto giovani e anch'io alla loro età avrei proferito le stesse parole, a diciotto anni pensi e desideri altro!
Una volta venuto al mondo il bambino è una spugna assorbe tutto  senza nemmeno sapere cosa stia assimilando perché non ha ancora la capacità di discriminazione. Tra tutti i condizionamenti che riceve alcuni possono essere molto negativi al punto che possono instillare problemi talmente gravi che da solo non si riesce ad affrontare.
Senza analizzare questi casi, però, possiamo dire in generale che ogni relazione con un'altra persona provoca condizionamenti.
Da piccoli per ogni cosa che si fa si viene  spronati a continuare a provare senza soffermarsi di fronte ad un errore. L'importante è tifare perché il bambino riesca a fare. Improvvisamente il rapporto muta e così dinnanzi ad un sbaglio o ad un risultato non proprio buono non si ricevono solo incoraggiamenti, anzi,  la risposta in cui si incorre è un giudizio negativo sull'operato, sul metodo, sul carattere e ciò crea condizionamenti e convincimenti che instillano timidezza, frustrazione, senso di inadeguatezza, incapacità.
Tanti personaggi illustri se si fossero lasciati condizionare dalle critiche negative non sarebbero riusciti a raggiungere ciò per cui sono divenuti famosi.
Alcuni esempi?
Honda: Soichiro Honda ha alle spalle tanti fallimenti prima di fondare il grande colosso automobilistico che tutto il mondo oggi conosce. L'auto Accord, è stata un best-seller nel mercato americano.

Honda nacque nel 1906 a Iwata-gun, Giappone. Si diploma nel 1922 alla scuola elementare Futamata senior. Non amando l'istruzione formale abbandona gli studi ed inizia a lavorare dapprima con suo padre e poi, poiché amava i motori, diventa apprendista riparatore auto per Arto Shokai a Tokio. Nel 1928 torna a casa con la qualifica di maestro meccanico. Apre un piccolo negozio dove vende gli scooter auto-prodotti nell'officina di casa. Lavorando con assiduità e non ascoltando i commenti di coloro che non vedono in lui grandi capacità, come  ad esempio i dirigenti della Toyota Motor Corporation, è giunto ad essere il fondatore della grande compagnia. Il primo successo è del 1948 quando mette sul mercato il Dream D, una piccola moto che, grazie anche ad una efficace campagna pubblicitaria, riusce ad inserirla nel competitivo mercato giapponese. Dopo dieci anni è diventato il principale produttore di moto al mondo al punto da avere la quota maggiore nel campo motociclistico, superando anche la Toyota e la Nissan, del mercato motociclistico americano.
Un altro marchio che tutti conosciamo, presente in tantissime case del mondo, è Sony. Il creatore di questo marchio è Akio Morita. Il suo primo prodotto marchiato Sony fu una pentola di riso che, però, non lo cuoceva ma lo bruciava. Vennero venduti solo 100 pezzi. Morita davanti a questo insuccesso non si fermò, credeva e vedeva il futuro della sua azienda, quindi continuò fino a farla diventare grandiosa.
E che dire del fondatore della Microsoft Bill Gates che abbandonò Harvard ed il suo primo business, Traf-O-Data realizzato insieme a Paul Allen, fu un vero fallimento?
Non parliamo poi del signor Walt Disney che oggi ha parchi a tema, marchio cinematografico e altro ancora. Inizialmente venne licenziato da un direttore di un quotidiano perché considerato uomo privo di fantasia. Prima di fondare la Disney visse molti altri fallimenti.
Non so se conoscete l'attore Sidney Poiter ma dopo il suo primo provino il direttore del casting gli disse che il suo futuro sarebbe stato meglio cercarlo in un ristorante come lavapiatti. Poiter non accettò anzi volle dimostrare  che un giorno sarebbe arrivato a vincere un Oscar.
Anche al famosissimo ballerino Fred Astaire il regista di MGM scrisse, nel 1933, una nota dove si leggeva"non sa ballare, non sa recitare ed in più è abbastanza pelato".
Mentre per l'icona del film muto Charlie Chaplin, Hollywood lo respinse, inizialmente, considerandolo personaggio assurdo destinato al fallimento.
Se non avete letto consiglio il libro di Richard Buch "Il gabbiano Jonathan Livingston".
Il gabbiano Jonathan Livingston (best BUR)
Anche a questo scrittore ben diciotto case editrici rifiutarono inizialmente questo racconto di ben 10 mila parole. Nel 1970 una casa editrice lo pubblicò e cinque anni dopo nella sola America aveva venduto sette milioni di copie.
Lev Tolstoy, l'autore del classico "Guerra e pace", non ricevette buoni giudizi si ritirò dall'università con la nota "Incapace non disposto ad imparare".
Non parliamo di Vincent Van Gogh che in vita vendette un solo quadro ad un amico per un'irrisoria somma di denaro, oggi le sue opere valgono milioni.
Il disegnatore dei Peanuts, Snoopy; Charlie Browne e Lucy, Charles Schultz aveva iniziato durante la scuola a disegnare questi personaggi ma immancabilmente venivano rifiutati dallo staff dell'annuario liceale.

Anche il padre della teoria della relatività, Albert Einstein,  considerato dalla maggioranza un genio al punto che alla morte il suo cervello è stato oggetto di studi, non è sempre stato così. Non parlò fino a 4 anni imparò a legge a sette e sia gli insegnanti sia i suoi genitori a lungo pensarono che fosse un handicappato mentalmente ed un antisociale. Per questo venne espulso dalla scuola e gli venne rifiutata l'ammissione al Politecnico di Zurigo. In seguito ricevette il Premio Nobel per la fisica oltre a cambiarne il volto.
Newton, genio della matematica, fallì con l'impresa familiare; Darwin era, invece, considerato pigro, troppo incline a sognare ed inferiore alla media comune nell'intelletto.
Il Presidente dell'American Psychological Association si laureò con "summa cum laude" in psicologia ma al suo primo esame di psicologia ricevette una C ed il commento del suo docente fu il seguente: "esiste già un famoso Sterneberg in psicologia, tu non sarai il prossimo". Robert Sternberg oggi ad ogni studente consiglia sempre di lottare per avere successo, non importa quello che ci si sente dire lungo la strada. (se volete leggerne altre di queste informazioni vi consiglio di andare su Onlinecollege, un sito di studenti, rimarrete sbalorditi nel vedere quante persone hanno incontrato parecchie difficoltà prima di diventare quello che oggi sono e conosciamo).
Tutto questo discorso è per dire che la vita è un insieme di avvenimenti, di situazioni ed ognuna di esse può dare risultati che non sono attendibili presi singolarmente. Non bisogna soffermarsi a giudicare ogni singolo accadimento, non bisogna farsi condizionare dal giudizio di altri e farlo diventare proprio. Dobbiamo analizzare le proprie capacità nella totalità, dobbiamo guardare dentro di noi e costruirci credendo in noi e in ciò che siamo in grado di fare. Impariamo ad accettare anche la sconfitta, perché è giusto non siamo Dei, siamo persone che per tuta la vita imparano. E' umano, è giusto sbagliare dobbiamo solo capire che da ogni errore, se lo si accetta e lo si vive come lezione personale, diventerà stimolo ed arricchimento per andare oltre, salire un nuovo gradino valorizzato da un errore che diventerà bagaglio di un più consapevole sapere.
Bisogna seguire una linea diritta lasciando che i giudizi delle persone non influiscano al punto di fermare questo progredire. A volte le persone giudicano perché loro stesse non sono in grado o perché non vedono le potenzialità. Ricordiamoci che chi giudica è una persona come noi limitata come noi non ha la verità in tasca e quindi il suo giudizio può essere fallace come noi nel momento dello sbaglio che ha portato la persona stessa a giudicare.