Sembra ieri che facevo il test, incredula e nevrotica con l'Amoremio che zompettava al bagno incapace di star fermo, e siamo già alla fine dell'ottavo mese.
Credevo che entrare in maternità sarebbe stato facile, naturale e doveroso e invece per quanto questo mese possa essere stato duro e
faticoso, con una pancia abitata in continuo tsunami e le mie colleghe che l'hanno nutrita a cioccolato fondente senza soluzione di continuità, lasciare la mia scrivania non è stato
facile.
Sarà che, come mi dice scherzando la mia collega, sono una maniaca del controllo e voglio sempre infilare il naso ovunque. Non per
niente ho lasciato mail di promemoria alla mia sostituta per progetti almeno fino a metà febbraio e con una dovizia di particolari che se quancuno l'avesse mandata a me si sarebbe visto
recapitare un sonoro vaffanculo.
No, davvero.
Me
ne rendo conto.
Stanotte ho sognato di non averle ricordato cose vitali per l'azienda e che la chiamavo nel cuore della
notte.
Poveraccia, non si immagina nemmeno quello che l'aspetta.
Alcuni miei colleghi che mi conoscono da molto tempo ipotizzano già telefonate dalla sala parto.
Serpi.
Ad ogni modo, poi, da quando sono im maternità obbligatoria mi stanno accadendo un sacco di piccole spiacevolezze. Tanto per cominciare, mi è venuto il raffreddore e considerando che non posso drogarmi con qualcosa che sia davvero efficace (no, la tachipirina non lo è cari miei) questa è una piccola tragedia. Voglio un Vicks su per il naso, grazie.
Sì, ok, tutti ce l'hanno intorno a me: mia madre, l'Amoremio, metà dei miei contatt su FB. Insomma, era solo questione di tempo, forse non c'entra la sfiga
Però non è mica finita. Mi si è rotto un dente devitalizzato, così all'improvviso. Ho iniziato a sentire dolore venerdì sera, sempre di
più, finché ieri pomeriggio non sono stata dal dentista. Santo subito, eh, lui che m'ha visto il 23 dicembre senza appuntamento, ma questo non fa di lui un essere meno sadico di quello che è in
realtà.
Sadico, sì, sennò uno non farebbe il dentista. Insomma, la diagnosi è stata che un dente devitalizzato venti anni fa
(venti, vorrei sottolinearlo) si è spezzato, batte sulla gengiva e mi può causare infezioni.
Senza avere avuto il tempo
di dire nulla, mi ha messo un braccio sul petto, una pinza in bocca e... Buahhhhhhh!!!! L'ha tolto! Alla faccia del pezzetto piccolo!
Un dolore inenarrabile. La mia prima volta in lacrima dal dentista. Credo di aver urlato cazzo così forte che due clienti in sala d'attesa
sono stati colti da impegni improrogabili.
"Così ti abitui all'idea del dolore del parto"
"Faccio l'epidurale, sadico malefico!"
Siamo amici, via.
Ora sto meglio.
Il raffreddore è passato e acqua e sale mi hanno aiutato con le gengive traumatizzate.
Non so se sia sfiga da abbandono del lavoro, karma o solo paura di pedere il controllo.
E' che la mia vita sta per cambiare e nulla sarà più come prima.
Paura,
eh?
Sì, in effetti un po'.
Ma con me c'è l'Amoremio,
posso farcela.
Solo che nel frattempo è arrivato Natale e io, come tutti gli anni, son arrivata corta.
Corta coi regali, con i preparativi, con le decorazioni.
Che poi c'è casa da
mettere a posto, creare lo spazio per la nuova vita che arriverà. riordinare, fare la valigia per l'ospedale.
Insomma, in extremis, buon Natale.