CHANGÓ
E' il più maschio di tutti gli orisha.
Dio del fuoco, del fulmine, del tuono, della guerra, del ballo, della musica e della bellezza virile. E' il re dei tamburi; a lui appartengono i Batà.
La parola Changò vuol dire problema. Lui, infatti, rappresenta il maggior numero di virtù e di imperfezioni umane: lavoratore, coraggioso, buon amico, divinatore, curatore, ma anche bugiardo, donnaiolo, attaccabrighe, millantatore e giocatore.
Per il suo concetto così ampio della vita e dell' allegria, si dice che faccia paura ai morti. Di sicuro non vuole conoscere la sofferenza e la pena.
I suoi oggetti sono di tipo bellicoso: ascia a uno e a due fili, machete, lancia, daga, una freccia. Gli piacciono le donne e perciò ha innumrevoli amanti, oltre alle mogli ufficiali: Oyà, Obba Yurù e Ochun.
Quando inizia a ballare, comincia a dare dei colpi con la testa, simili a quelli del montone, verso i tamburi; apre gli occhi a dismisura e mostra la lingua; agita in alto la sua ascia e si tocca i testicoli. Poi inizia la danza vera e propria con salti, contorsioni e figure stravaganti. Il suo ballo è guerriero ed erotico con accentuati movimenti della fascia pelvica.
Come divinità del fuoco, protegge dalle bruciature e dagli incendi.
Ha una collana a grani bianchi e rossi alternati. Il rosso è simbolo di amore e di sangue.
Si sincretizza con Santa Barbara. La sua festa è il 4 dicembre. Grandi sono i festeggiamenti all'Avana in questa occasione.