Chanson d’automne

Da Nuvolesparsetraledita

Cammini lungo il viale portando il cappotto sottobraccio; è caldo, oggi, il sole sembra quello dell’estate. Le foglie cadute formano ormai un folto tappeto che attutisce la fatica dei passi. Non è lontana, l’auto, non è irraggiungibile la casa.

La luce del mezzogiorno risplende, non vi sono nubi: il cielo è di un azzurro lieve, unpo’ più splendente verso sud.

C’è una panchina, lungo il viale, appena coperta da qualche foglia secca che il vento ha lasciato sul legno screpolato; ti fermi a guardarla, sola fra gli alberi e le foglie cadute, promessa di lungo riposo. Non puoi fermarti, però: si fa tardi, devi andare.

Davanti a te gli alberi, le foglie che cadono anche senza vento: sopra,  il cielo lieve e una tiepida aria che sembra estate.

Cammini lungo il viale verso l’auto, verso la casa poco lontana: in un altro tempo, in un altro viale, con un cielo di un azzurro lieve come questo tenevi per mano Ice e Lalolle che saltellavano ridendo, e calpestavano le foglie secche, e spingevano i piedini contro l’erba gialla, e tiravano la tua mano per farti andare più svelta.

Lasci sulla panchina, lungo il viale, quell’altra te stessa che ora non sei più;  fai qualche passo poi ti volti a guardarla: era giovane, aveva occhi limpidi e felici, ancora non conosceva le infinite mancanze dell’amore.

Quadri di John Atkinson Grimshaw

Chanson d’automne

Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon coeur
D’une langueur
Monotone.

Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure,

Et je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.

Canzone d’autunno

I singhiozzi lunghi
dei violini d’autunno
mi feriscono il cuore
con languore
monotono.
Ansimante
e smorto, quando
l’ora rintocca,
io mi ricordo
dei giorni antichi
e piango;
e me ne vado
nel vento ostile
che mi trascina
di qua e di là
come la foglia
morta.

Paul Verlaine


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