Charb e la vignetta disegnata ad un ragazzo italiano una sera a Parigi.

Creato il 07 marzo 2015 da Stevepop

Due mesi fa un gruppo fondamentalista irrompeva nella redazione di Charlie Hebdo, giornale satirico parigino e uccideva dodici persone. La fiamma della libertà d’espressione non si spegnerà mai e per questo ogni mese per un anno pubblicherò un articolo per ricordare il lavoro di Charbonnier e degli artisti scomparsi.

Charb come Roberto Saviano viveva con la scorta tanto che nel Novembre 2012 (due mesi dopo la foto in questione) si presenta ad una cena a Parigi  con i curatori della “Guide des Gourmands”, prestigiosa guida enogastronomica francese (tipo Gambero Rosso). Contemporaneamente un nostro connazionale Massimo Cassanelli responsabile marketing del frantoio Galantino di Bisceglie si trova in quel locale, si guarda attorno, parla con un vicino di tavolo che gli dice: essere la guardia del corpo di un noto giornalista e vignettista francese Charbonnier detto Charb. Massimo Cassanelli rimane incuriosito da quest’uomo, gli si avvicina e comincia a parlarci, lo descrive come lo avevo immaginato e come l’ho descritto negli articoli precedenti. “Era un uomo tranquillo, simpatico ed incredibilmente modesto, mi disse di chiamarlo Charb e parlammo di un po’ di tutto. Alla fine non ho resistito e gli chiesi di disegnarmi qualcosa, lui sorrise ed in trenta secondi disegnò su una tovaglietta una delle sue celebri vignette”-

“Sono più piccole delle olive di Massimo!”

Fermarsi e disegnare una vignetta ad un ragazzo italiano (sconosciuto) proveniente dalla profonda Puglia può essere l’incipit di un libro, di una storia da cinema realista. Mi ricorda il film My name is Tanino di Paolo Virzi o la biografia di Bruce Springsteen dal titolo Bruce di Peter Ames Carlin. Springsteen- il Boss si circonda di episodi come questo nel suo percorso di vita: fermarsi a bere una birra con il fans incontrato per caso ad una pompa di benzina o andare ad un barbecue di sconosciuti nella sua cittadina natale. La grandezza di questi uomini è nella loro semplicità. Bukowski diceva ed esortava gli artisti in generale:

Che fine ha fatto la sempilicità? Sembriamo tutti su un palcoscenico, e ci sentiamo tutti in dovere di dare spettacolo.



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