Si dice che, nelle cittadine di mare, dove le sicure anse del porto ospitano ogni giorno navi e uomini provenienti da terre lontane, la fantasia si accenda più facilmente. Furono forse la vista di quelle navi condannate ad un perpetuo vagabondaggio ed i racconti di quegli uomini che avevano eletto a loro patria il mondo intero, che fecero nascere nel piccolo Dickens il desiderio di tuffarsi nell'avventura.
Nato, nel 1812, nella cittadina di Landport in una famiglia di piccoli impiegati, Charles, fanciullo gracile e malaticcio, dagli occhi vivissimi e dalla memoria prodigiosa, andava vagheggiando, sulle pagine dei grandi romanzieri inglesi, viaggi interminabili lungo le strade del mondo e avventure ricche di imprevisto, di cui lui solo, e non altri, sarebbe stato il protagonista.
Costretto, spesso, all'immobilità da una malattia nervosa che lo rendeva pressochè paralizzato, il bimbo cresceva in un mondo di sogni e, nell'impossibilità di vivere la vita che avrebbe desiderato, attingeva consolazione alle inesauribile fonti della sua fantasia.
A scuola, gli insegnanti lo consideravano uno scrittore in erba, meravigliandosi della vastità delle sue letture e della vivacità delle sue prime novelle. "Charles sarà un grande romanziere" pronosticavano con orgoglio familiari e maestri, e il piccolo malato andava tessendo aurei progetti per il futuro.Troppo presto la vita, con i suoi dolori e le sue ansie, distolse Charles dal suo fantasticare: un giorno, il padre, indebitato sino al collo, secondo una rigida e disumana legge inglese, fu rinchiuso in carcere per debitori di Londra. Charles assaporò allora, in tutta la sua crudezza, la miseria e forse anche la fame: costretto dalla necessità ad allontanarsi dalla famiglia, visse tra le sordide pareti di una pensione per ragazzi dove il vitto distribuito durante il giorno bastava appena per un pasto, conobbe la grossolanità e l'ignoranza dei compagni di stenti, lavorò infine come garzone in una fabbrica di lucido da scarpe. Unica distrazione, triste distrazione, era la visita al padre, la domenica, in compagnia della dolce sorella Fanny: quante conoscenze strane egli dovette fare in quel luogo, a quanti dolorosi episodi egli dovette assistere, è facile immaginare.
Tuttavia, anche negli anni più duri, l'amore per lo scrivere, per il leggere, per il sognare ad occhi aperti, non l'abbandonò. Charles non aveva più nessuno che prendesse a cuore la sua educazione, ma si istruì da solo, studiando e leggendo nello ore serali, sorretto dalla fede e dalla speranza in un avvenire migliore. E la serenità venne dopo due anni, quando il padre, scontata la pena, ottenne un posto di stenografo al parlamento. Sotto la sua guida, Dickens, appena diciassettenne, fece il suo ingresso in parlamento, dapprima al banco degli stenografi, poi a quello dei giornalisti. Non durò fatica ad affermarsi: la miseria non l'aveva vinto, l'aveva invece maturato, e pubblico e colleghi ammirarono subito l'impeto di quel giovane scrittore che, sotto lo pseudonimo di Boz, pubblicava, su giornali e riviste, resoconti di viaggi, novelle e romanzi a puntate.
Charles amava il suo lavoro e il suo pubblico con la stessa intensità con cui amava la vita, il movimento, le situazioni nuove. Il matrimonio e la famiglia numerosa non valsero a fargli cambiare tenore di vita: si recò, infatti, con la moglie, i 10 figli e la corte di servitori, in Italia e per ben due volte negli Stati Uniti.
Recatosi in America una prima volta nel 1842 per un ciclo di conferenze, Dickens riferì, in numerosi articoli ed in lettere agli amici, le sue impressioni sulle città americane, sulle cascate del Niagara, sul suo viaggio lungo il Mississippi.
Un critico inglese ebbe a dire di lui che se, ad un tratto, l'Inghilterra venisse distrutta da un nubifragio e solo rimanessero le opere di Shakespeare, di Byron e di Dickens, con essi, nelle loro opere, rimarrebbe l'essenza dello spirito inglese. E forse è vero: l'Inghilterra dell'Ottocento ha trovato in Dickens lo scrittore che fedelmente l'ha descritta. Il popolano arguto dalla risposta pronta quanto mai, la zitella acida sempre circondata da gatti e canarini, il vecchio celibe ricco di manie, l'astuto imbroglione lesto di mani e di parole, il parlamentare tronfio pieno di convenevoli, sono personaggi che popolano i suoi romanzi, ma sono altresì macchiette caratteristiche della vecchia Inghilterra.
Forse l'autore se li trovò a fianco nelle piazze e nelle strade durante i suoi viaggi di servizio, forse conversò con loro nelle vecchie diligenze che lo sballottavano da una parte all'altra dell'isola, forse li scorse nei clubs, nelle corti di giustizia e nelle sale del parlamento.
Sensibile all'umore dei suoi lettori, non era raro che mutasse la trama dei suoi romanzi per compiacerli, che introducesse nuovi personaggi per divertirli, che trovasse un lieto fine per congedarli soddisfatti.
Dopo "Nicolas Nikleby" e il "magazzino di antichità", è la volta dei "racconti di Natale", ricchi di indignata protesta contro i vizi grandi e piccini che infestano la società d'ogni tempo. Triste è il Natale dei ricchi-pare insegnare lo scrittore attraverso queste belle pagine- che, chiusi nel loro egoismo e nella loro avarizia, hanno perso la capacità di godere innocentemente, con serenità di cuore, la bellezza di questa festa familiare: solo i poveri e coloro che compiono una buona azione, possiedono l'immensa ricchezza d'esser felici, in pace con gli altri e con se stessi.
Il "Davide Copperfield" fu forse il romanzo più amato dall'autore, perchè riflette molto della sua vita: Davide, privato del padre in tenera età, è costretto ad allontanarsi dalla madre e lavorare come garzone in una fabbrica: quando la mamma, risposandosi, sente in lui, un piccolo estraneo, il bimbo viene inviato in un triste collegio...
Giovanotto si innamora di Dora; ma poco tempo dopo le nozze, la sposina-fanciulla muore, lasciando Davide nel completo accasciamento. Solo Agnese, la fedele, amica e consigliera dei suoi anni d'infanzia, gli ridarà la serenità e l'affetto di una vita familiare.
Intorno al protagonista si agitano personaggi minori ma ugualmente umani e originalissimi: Pegotty, la fedele nutrice, Micawber, l'amico e protettore di molti anni più anziano ma ingenuo come un fanciullo che, sempre pieno di debiti, dinnanzi ad un punch caldo dimentica ogni affanno, e, infine, la zia Betsey, arcigna in apparenza ma, a modo suo, buona.
Un benefattore, Arturo, segretamente innamorato di Amy, riesce, attraverso un intricato susseguirsi di vicende, a far si che la famiglia Dorrit ritorni in possesso delle sue fortune: l'improvisa ricchezza sconvolge le tranquille abitudini della famiglia, che si dà ad una vita brillante, a viaggi, a sogni ambiziosi: l'unica che sia rimasta semplice e modesta come una volta è Amy che rinuncia al lusso della nuova vita per assisitere l'antico benefattore, caduto a sua volta nell'estrema povertà e rinchiuso nelle carceri per debitori.
Arturo sarà commosso di questo gesto rivelatore e quando un rovescio finanziario ridurrà Amy alla miseria di una volta, la piccola Dorrit e Arturo si sposeranno e trascorreranno felici una vita modesta, fatta di lavoro e di generosa abnegazione.
Anche "Grandi speranze" ha, come quasi tutti i romanzi di Dickens, per protagonista un orfanello, Pip, che, cresciuto sotto la sferza della sorella, si trova ad un tratto padrone di un'immensa ricchezza, lasciatagli da un galeotto evaso che il fanciullo, con tutta innocenza, ha aiutato. Si intreccia, con questa vicenda, quella di Miss Havisham, una isterica zitella che, fuggitole il fidanzato il giorno delle nozze, da vent'anni vive in una camera semibuia, vestita del suo abito di sposa e in contemplazione dell'ormai ammuffita torta nuziale; accanto a lei, cresce, nutrita da sentimenti di odio e di vendetta verso tutto il genere maschile, la bella Estella che, dopo aver innamorato di sè Pip, si sposa con un nobile ricco e brutale.
Dopo molti anni, Estella ormai vedova e Pip sempre innamorato si incontreranno di nuovo e nascerà finalemente fra i due l'amore corrisposto e le nozze saranno la lieta conclusione.
Si può dire che i romanzi di Dickens, per la ricchezza di personaggi, per la fertilità d'invenzione, per la moralità del contenuto, costituiranno sempre, non solo il documento di un'epoca, ma una piacevole lettura per adulti e ragazzi.
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David Copperfield
La piccola Dorrit
Pickwick
Cantico di Natale