Charles "Satana" Manson. Demitizzazione di un'icona satanica - Biancamaria Massaro

Creato il 28 luglio 2014 da La Stamberga Dei Lettori
Biancamaria Massaro non si limita a raccontarci chi è Charles Manson, ma ci prende per mano e ci porta a conoscere “i favolosi anni ’60″, il fermento della società americana della fine del decennio, i Beatles, la guerra del Vietnam, le comunità hippies, i “figli dei fiori”, tutti gli elementi che hanno creato un contesto unico nel quale l’influenza nefasta di Manson ha potuto manifestarsi, attirando nella sua ragnatela tanti giovani sbandati in cerca di una guida carismatica. Senza la concomitanza di tutti questi fattori, non sarebbe stato possibile trasformare Charles Manson in un mito che resiste ancora oggi.
Ma perché “demitizzazione”?
Come ben evidenziato dall’Autrice, il gruppo fondato da lui aveva le caratteristiche di una setta, ma con il satanismo non aveva assolutamente nulla a che fare.
In breve, questo saggio rappresenta una pietra miliare per chiunque sia interessato alla figura di Manson, a chi fosse realmente, alla verità celata dietro le molteplici interpretazioni date anche da cosiddetti esperti della materia” e, come di ce lo stesso De Luca: La nuda e cruda verità, così come dovrebbe essere in ogni saggio criminologico che si rispetti. 

Recensione

Un saggio, esaustivo, ben articolato e scritto con proprietà che tratta non solo della biografia di Charles Manson, icona del Male, ma anche della rivoluzione culturale della società americana nel medesimo periodo.

Le imprese criminali di Manson risalgono agli anni ’60 e pertanto i più giovani non lo conoscono o ne hanno sentito parlare superficialmente, più che altro in relazione all’omicidio di Sharon Tate, attrice incinta e moglie del regista Roman Polansky. Nella notte fra l’8 e il 9 agosto 1969, la villa presa in affitto dai coniugi Polansky, al numero 10050 di Cielo Drive a Los Angeles, fu presa d’assalto dalle setta di Manson. Oltre all’attrice vennero uccisi altri quattro ospiti.
Questo non era il primo né sarebbe stato l’ultimo di una serie di omicidi compiuti dai componenti del gruppo di Manson, che tuttavia per lungo tempo non fu preso in considerazione come autore dei crimini. Per capire come ciò sia stato possibile, tenuto conto che era difficile che da una setta composta da tanti adepti –dove le donne erano più numerose degli uomini- non trapelasse qualche indiscrezione, bisogna considerare la situazione sociale dell’epoca. Siamo negli anni Sessanta e gli USA sono coinvolti in Asia nella guerra in Vietnam mentre in patria si assiste ad una contestazione sociale al grido di “fate l’amore e non la guerra”.
Si formano gruppi di "figli dei fiori" che cercano modi di vita alternativi a quelli dei loro genitori, più a contatto con la natura e più indirizzati a una maggiore libertà sia di costumi che di spirito. Pertanto, inizialmente, anche quella di Manson sembrava una delle tante comunità hippie dedicate all’amore promiscuo e all’educazione congiunta dei figli. Fu solo in un secondo tempo che gli investigatori misero in relazione fra loro i vari omicidi e li collegarono, se pur tardivamente, a Manson.
Questi  aveva già avuto dei precedenti penali in quanto ex carcerato, ma occorre considerare che essere stato in carcere, dove erano detenuti molti obiettori di coscienza e pacifisti, non era un fatto che producesse scandalo, ma quasi un titolo di merito fra i contestatori della società.
Nonostante da giovane non avesse studiato, Manson aveva un’intelligenza superiore al normale e, dato il suo carisma, rafforzato dal desiderio di protagonismo, un harem di ragazze pronte a sacrificarsi per lui e fornirgli qualsiasi alibi di cui avesse necessità. I suoi adepti venivano sottratti alla strada e accolti in una comunità dove ricevevano testimonianze di affetto e le attenzioni di cui necessitavano. In pratica, quindi, erano tutti, chi più che meno, degli emarginati con alle spalle problemi familiari e di personalità. Il fatto che ci fosse chi si preoccupava di sottrarli alla strada era apprezzato dalle autorità, ancorché l’amore promiscuo non fosse ben visto dalla società americana.

In una scala dei più grandi serial killer non è stata la setta di Manson, la cosiddetta Family, a macchiarsi del maggior numero di delitti. Tuttavia il processo contro il suo leader fu uno dei più reclamizzati, anche per gli interessi di carriera di Vincent Bugliosi che era il PM rappresentante l'accusa. Sussisteva il rischio che Manson, non avendo partecipato direttamente agli omicidi e difeso strenuamente dalle donne del suo harem, venisse prosciolto. Pertanto veniva volutamente dipinto nel peggior modo possibile e della sua Family veniva ventilato che si trattasse di una setta satanista, pur non avendone le caratteristiche, al fine di condizionare l’opinione pubblica.

Quanto viene accennato è spiegato e documentato molto bene dall’autrice, cui va riconosciuta competenza, logica e visione d’insieme. Nonostante il saggio sia pieno di note e riferimenti tecnici, è scorrevole e di facile lettura.

Giudizio:

+4stelle+ (e mezzo)

Dettagli del libro

  • Titolo: Charles "Satana" Manson - Demitizzazione di un'icona satanica
  • Autore: Biancamaria Massaro
  • Editore: Nero Press
  • Data di Pubblicazione: giugno 2014
  • Collana: Indagini
  • ISBN-13: 9788898739134
  • Pagine: 222
  • Formato - Prezzo: Brossura - 13,00 euro

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