Che bella giornata, una recensione (in ritardo)

Creato il 27 giugno 2011 da Anellidifum0

In questi giorni italiani ho potuto finalmente vedere il film campione d’incassi di tutti i tempi al botteghino nazionale, vale a dire la commedia di Gennaro Nunziante e Luca Medici in arte Checco Zalone Che bella giornata. Devo dire: giù il cappello. Zalone tomo tomo cacchio cacchio inventa una nuova maschera della comicità tricolore, quella dell’impiastro privo di talenti ma ricco di relazioni familiari assai potenti a livello locale. Un incrocio fra Clouseau e Mr. Bean, ma più inconsapevole e più pieno di risorse di tutti e due. E’ la figura dell’italiano medio, o almeno di quel tipo di italiano medio da cui tutti gli italiani per bene cercano disperatamente di distanziarsi, ma diciamoci la verità: se siete rimasti a vivere in Italia c’è per forza un (bel) po’ di checcozalone in ciascuno di voi.

La chiave del film, che è pensato per far ridere e rilassare, e ci riesce alla grande, è nel dialogo in cui Checco spiega a Farah:

“Cosa fai tu qui, studi?”

Farah: “Sì”

Checco: “Ecco, in questo Paese non serve a un cazzo.”

O anche nelle varie battute in cui un membro della temibile famiglia Capobianco – un vero e proprio branco di uomini e donne insinuatisi nei gangli delle amministrazioni civili e militari del tessuto statale italiano – viene fuori per risolvere ogni problema, appianare ogni regolamento, bypassare qualunque legge. Ridendo e scherzando, Checco fa dunque un film sulla pura e semplice mancanza di senso civico e rispetto delle leggi che caratterizza l’italiano medio e ci infila dentro anche un po’ di ironia sui rapporti inter-razziali e sul razzismo in generale, come quando Checco insiste presso lo zio carabiniere perché convinca il parroco di Alberobello (con la minaccia di non togliere le multe a un di lui nipote) a far fare da madrina per un battesimo a Farah, “madre bina” di religione “muso ulmana” – da qui l’opposizione del prete cattolico – e suggerisce al “potente” zio al telefono la possibile motivazione:

“Forse perché è negra.”

Papà di Checco, intervenendo nel dialogo da esterno: “Ma appena appena.”

Checco: “Infatti, un niente, cioè, non dà fastidio, zio.”

Se non sbaglio questo film ha incassato 43 milioni di euro, e a occhio e croce, deve essere costato meno di 1,5. Bisogna dire che questa volta il successo di pubblico è sacrosanto, perché Checco Zalone ha proprio creato un modo nuovo di fare commedia, a metà fra il demenziale e l’ironico, il basso e l’alto, arrivando così a un genere medio che in realtà nasconde un profilo molto dotto, di chi sa che per essere leggeri è necessario scherzare col fuoco e in modo assai attento a ciò che si dice e a come lo si dice. Zalone, tramite una comicità di sottointesi, di gesti prima ancora che di parole, riesce a rivolgersi e a far ridere tutti: dal pubblico più superficiale e distratto ai critici più accigliati e la sua forza è quella di avere creato una nuova icona pop nel personaggio di se stesso artista, del quale non a caso non ha nemmeno cambiato il nome e cognome.


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