La chiave del film, che è pensato per far ridere e rilassare, e ci riesce alla grande, è nel dialogo in cui Checco spiega a Farah:
“Cosa fai tu qui, studi?”
Farah: “Sì”
Checco: “Ecco, in questo Paese non serve a un cazzo.”
O anche nelle varie battute in cui un membro della temibile famiglia Capobianco – un vero e proprio branco di uomini e donne insinuatisi nei gangli delle amministrazioni civili e militari del tessuto statale italiano – viene fuori per risolvere ogni problema, appianare ogni regolamento, bypassare qualunque legge. Ridendo e scherzando, Checco fa dunque un film sulla pura e semplice mancanza di senso civico e rispetto delle leggi che caratterizza l’italiano medio e ci infila dentro anche un po’ di ironia sui rapporti inter-razziali e sul razzismo in generale, come quando Checco insiste presso lo zio carabiniere perché convinca il parroco di Alberobello (con la minaccia di non togliere le multe a un di lui nipote) a far fare da madrina per un battesimo a Farah, “madre bina” di religione “muso ulmana” – da qui l’opposizione del prete cattolico – e suggerisce al “potente” zio al telefono la possibile motivazione:
“Forse perché è negra.”
Papà di Checco, intervenendo nel dialogo da esterno: “Ma appena appena.”
Checco: “Infatti, un niente, cioè, non dà fastidio, zio.”
Se non sbaglio questo film ha incassato 43 milioni di euro, e a occhio e croce, deve essere costato meno di 1,5. Bisogna dire che questa volta il successo di pubblico è sacrosanto, perché Checco Zalone ha proprio creato un modo nuovo di fare commedia, a metà fra il demenziale e l’ironico, il basso e l’alto, arrivando così a un genere medio che in realtà nasconde un profilo molto dotto, di chi sa che per essere leggeri è necessario scherzare col fuoco e in modo assai attento a ciò che si dice e a come lo si dice. Zalone, tramite una comicità di sottointesi, di gesti prima ancora che di parole, riesce a rivolgersi e a far ridere tutti: dal pubblico più superficiale e distratto ai critici più accigliati e la sua forza è quella di avere creato una nuova icona pop nel personaggio di se stesso artista, del quale non a caso non ha nemmeno cambiato il nome e cognome.