Tangenti e urbanistica, arrestato il sindaco di Cassano D'Adda
Escort, cene e viaggi ai funzionari dei MonopoliCosì la mafia controllava le sale gioco, 10 arresti
«Caparra per la casa di Scajola»I regali della nuova lista AnemoneI pm: bollette, multe, perfino un frullatore
Reggio Calabria: arrestati per corruzione 9 tra funzionari e impiegati del comuneAi dipendenti finiti in manette contestata l'associazione per delinquere l'abuso d'ufficio e altri reati
Risuonano ovunque, altissime, grida di stupore per i nuovi filoni di corruzione portati alla luce da Pm, giudici, forze dell’ordine. Ma come, dopo Tangentopoli, Vallettopoli, Terremotopoli e Paperopoli, c’è ancora chi osa rubare sugli appalti o frodare il fisco o prendere bustarelle? Sarebbe come dire: con tutti i mafiosi che sono in carcere, come mai la mafia esiste ancora? La verità è che ci si era largamente e lungamente illusi che l’azione della magistratura (il cui compito è applicare le leggi, ergo punire i crimini) potesse assolvere anche e soprattutto ad una funzione educativa e politica. Un’azione, insomma di rinnovamento delle coscienze.
Ogni arresto è stato festeggiato a champagne come l’inizio di una nuova e feconda stagione di aurea onestà, mentre invece era appena la lugubre conferma della metastasi di una classe dirigente. Soprattutto in questo le accuse di politicizzazione dei giudici sono ridicole, ingiuste e fastidiose.
È stato il Paese, in larga maggioranza, ad investire i giudici di un ruolo politico che è, per loro stessa funzione, inesistente. Chi ha provato a saltare la staccionata come Di Pietro ha dato scarsi risultati in termini di credibilità e di spessore. De Magistris ora ci prova a Napoli, ma (che vinca o che perda) rappresenterà sempre una anomalia di un panorama politico disastroso come il nostro in questo momento.
Non ci si scappa: o la politica (lei sì, incaricata di mutare i rapporti di forza e le coscienze) torna a fare il suo mestiere o per i giudici diventerà impossibile fare il loro...