Che ci fa Penelope?

Creato il 22 luglio 2011 da Patuasia

Qual’è il senso di un premio? Premiare chi è più bravo. E chi è più bravo? Nell’ultima Mostra Concorso il Primo Premio è stato attribuito a Giangiuseppe Barmasse che ha interpretato il tema dell’attesa con una scena di caccia. Barmasse,  insuperabile in bravura per quanto concerne la rappresentazione di bovine, pecca spesso nella raffigurazione degli esseri umani di cui non conosce bene l’anatomia. Il cacciatore sdraiato e nascosto dietro alle rocce è un gigante dalla testa piccolissima. Sembra che lo scalpello non abbia voluto fermarsi là dove era necessario, troppo preso dall’orgasmo della creazione. Vistoso errore alfabetico per chi cerca di stupire avvicinandosi in più possibile al reale. Il secondo premio lo ha vinto Stefano Massetto, giovane scultore che ha dato una ventata di freschezza all’artigianato di tradizione, seppur non tradendone le peculiarità. La sua attesa è quella dell’acquisto dei biglietti dello Charaban. Una rappresentazione grottesca, comica che coglie i personaggi in diverse posture. C’è chi dorme, chi danza, chi canta… uno Charaban spontaneo di figure goffe ed esilaranti. Il terzo premio la giuria lo ha dato a Stefano Arnodo, la sua è un’interpretazione classica del tema e presenta il volto di Penelope appoggiato sulla mano che regge il fuso (testa troppo grande?). Le forme sono levigate, il viso è piacevole e armonico (braccio troppo corto?),  ma cosa c’entra Penelope con la Valle d’Aosta? A qualcuno questa domanda potrebbe sembrare ottusa, ma non è così e lo spiego. Sappiamo tutti che viviamo in una società che si fonda sulle regole del mercato, nulla sfugge a questo imperio neppure i sentimenti, dunque se si è piccolissimi come siamo noi e si vuole sopravvivere occorre saper vendere ciò che gli altri non hanno, in questo caso una tradizione del legno che ci contraddistingue non solo per il materiale usato, ma per come viene usato. In questo come ci sta non solo il segno dello scalpello, ma anche il soggetto. Insomma, se vogliamo essere esclusivi dobbiamo essere dei conservatori. (Questo discorso fa il paio con la critica  alla scelta delle brasiliane per la Sagra dello Jambon de Bosses). Vendere il prodotto Valle d’Aosta è cosa delicata e non ammette inquinamenti di sorta, se no il prodotto si imbastardisce e perde in genuinità. Questa “chiusura” non significa sbarrare le porte al mondo, al contrario significa aprire un confronto netto e di pari dignità. Nulla vieta, infatti, di invitare gli artigiani del Ghana per una esposizione delle loro divertentissime e colorate sepolture. Per concludere: il senso di un premio è quello di conservare un patrimonio stilistico unico che, pur nella sua evoluzione, sappia confermare le specificità di un territorio.