Il personaggio è azione
Lo affermava Francis Scott Fitzgerald. Siccome sono una persona semplice, sono portato a credere, addirittura ad accettare a occhi chiusi, certe affermazioni. Non stiamo parlando di uno scrittore, bensì di uno Scrittore. C’è chi non ha talento e maschera questa mancanza con tecnica, ruffianeria, tanto, troppo editing, amicizie e televisione…
E chi ha talento e tecnica. Il mio amico Scotty aveva l’uno e l’altra: per questo come si sa, nell’ultimo anno della sua vita vendette complessivamente 40 copie.
Se hai talento se ne accorgeranno i posteri.
Gli statunitensi hanno un modo di affrontare le cose molto pratico. Troppo, secondo alcuni, soprattutto quando questa inclinazione tocca campi nobili come la narrativa. Siccome le Muse (e chi altrimenti?) ispirano lo scrittore, ci si dovrebbe avvicinare alla narrativa coi guanti da chirurgo, la mascherina il camice immacolato e un incedere lento, eppur solenne. Se fosse possibile anche una colonna sonora sobria, ma che induca la mente a un raccoglimento quasi religioso sarebbe la perfezione.
Come no.
Questa non è letteratura. Chi odia la parola la pensa esattamente così. Cerca con tutte le sue forze di alzare alte fortificazioni in modo da tenere distanti gli altri. Questo tipo di persone o non leggono affatto, e citano certi libri come alcuni citano il piano sequenza iniziale de “L’infernale Quinlan”. Senza aver mai visto il film, certo.
Oppure usano la parola per salire in alto e da lì dare lezioni all’umanità, ma attenzione. Il senso delle loro lezioni è: “Siete ignoranti, vedete di restare così, grazie. Vi diremo noi cosa pensare”.
Il personaggio è azione.
È un’affermazione al 100% made in the USA. Secca, che si presta a diverse interpretazioni. Vuol dire che il personaggio deve essere come James Bond?
No.
Per come la vedo io, si ritiene a torto che la principale occupazione di un personaggio sia di spiegare come la pensa su un mucchio di cose. Anche perché è difficile scovare qualcuno che lavori, nei libri, vero?
Scott Fitzgerald invece lancia un avvertimento. Una storia è più facile da raccontare se ci si ricorda che il personaggio non è aria, ma settanta, ottanta chili di muscoli, ossa, ciccia, e quando costui o costei esce di casa, o si alza dal letto, entra in contatto (o collisione?) con gli altri.
Contatto o collisione: cioè energia, azione. No, non è che deve rapinare banche, o dirottare aerei, o prendere a schiaffi il primo che capita a tiro.
Le idee del personaggio sono affari suoi, e spesso nemmeno coincidono con quelle di chi scrive. Se però agisce, e quello che gli sta attorno è vivo, forse il lettore proverà a dargli più di un’opportunità. Le esplorazioni dei più lievi moti dell’animo, entusiasmano chi legge rotocalchi, libretti di istruzioni del cellulare (dopo tutte quelle parole difficili, un “cuore e amore” ci sta benissimo), e cartelloni pubblicitari nella metro.
Il personaggio è azione.
Se lo dice Scott Fitzgerald, conviene credergli…