F. Scott Fitzgerald with his wife, Zelda. (Princeton University Library…)
Il titolo del romanzo di Scott Fitzgerald ha una fluidità fonetica che colpisce: Al di qua del Paradiso. – Che cosa c’è “al di qua” di esso? – ci si domanda: non si distingue se il referente siamo noi o l’autore, il cui spirito senza meno, continua ad essere in ciò che ha creato.Appartenente a un’élite privilegiata di baldanzosi rampolli, Amory Blaine è un personaggio interessante. All’inizio del suo percorso è un ragazzo bello e viziato senza ambizioni più nobili come la maggior parte dei suoi coetanei, né un’intelligenza più spiccata. Per tutti loro il benessere economico, il riconoscimento sociale, il divertimento sono le basi dell’esistenza; mentre, invece, il fallimento, l’esclusione sociale e la povertà sono "il terrificantie" da allontanare con ogni mezzo.
Nel romanzo c’è la vita del giovane, dai primi anni al periodo degli studi a Princetown, al primo lavoro come pubblicitario, un accenno alla Prima Guerra Mondiale, intesa come intoppo nella quotidianità del vivere rivoluzionario di Amory; il rapporto con la madre e con la generazione precedente (compreso il forte legame con lo zio) e senza meno, il quotidiano con i suoi coetanei
LE MASCHIETTE DI SCOTT
Quello che Scott Fitzgerald ci racconta è un mondo nuovo, forte, sicuro di sé. Un mondo di giovani convinti di aver già visto tutto, di essere quasi invincibili (salvo cadere spesso in profonde crisi d’identità). Amory e i suoi colleghi non riconoscono ciò che li ha preceduti, sono consapevoli di essere testimoni (anzi protagonisti) di un cambiamento nel modo di portare avanti la vita quotidiana.Sono quasi dei filosofi del tempo che vivono.
Basta con la lentezza e la pacatezza vittoriana, ora è tempo di correre! E in Al di qua del Paradiso si corre in tutti i modi.Si corre in macchina, sfoggiando ricchezza e potenza, si corre nelle esperienze della vita, in un modo inimmaginabile fino a dieci anni prima.