Che diamine è successo all'editoria italiana?

Creato il 10 ottobre 2013 da Coloreto @LoretoCo
Ah, la bellezza del mondo della letteratura: è straordinario come riesca a rapirti sia fisicamente che mentalmente! 
Chi non ha pianto leggendo le pagine commoventi di “Philadelphia” di Christopher Davis? Chi non ha gioito assieme ad Amir quando ha salvato Sohrab da Assef, in “Il Cacciatore di aquiloni” del grande afgano Khaled Hosseini? Proprio per le molteplici emozioni che i libri trasmettono, in molti, nasce il desiderio di raccontare una storia al mondo, di esporre il proprio pensiero filosofico e di mandare un messaggio – che sia buono o cattivo, questo si stabilisce dopo -. Alcuni lasciano perdere e decidono di rimanere dei semplici lettori…ma altri no; e così, inizia una lunghissima e meravigliosa avventura. Solo in pochi, tuttavia, arriveranno al tanto sospirato traguardo: la fine del proprio libro. A questo punto, bisogna mandare il manoscritto alle case editrici adatte et voilà, si viene immediatamente pubblicati da qualcuno! Ok, vi sto prendendo in giro. La verità è che se non siete raccomandati sarà veramente difficile entrare in questo mondo. In Italia, non è così semplice come potrebbe sembrare esternamente. Oggi, sia le “Big” – come amo chiamare le case editrici più famose - che le piccole case editrici, preferiscono andare sul sicuro e pubblicare o libri che in altri paesi hanno fatto un discreto successo o libri scadenti che attirano masnade di ragazzini e ragazzine in preda a ormoni impazziti. Quel di cui vi parlo, è iniziato nel duemilasei, con la prima edizione italiana di un libro in particolare, che sarà il padre fondatore di un movimento culturale alquanto raccapricciante: il “Vampirismo” – da me così chiamato - : "Twilight", un paranormal-romance di Stephenie Meyer.Un libro che ritengo non particolarmente brillante, ma che sembrava preannunciare qualcosa di veramente innovativo e che attirò l’attenzione di moltissimi lettori nel mondo…un’attenzione che, alla luce di considerazioni posteriori, ritengo sbagliata, ovviamente. Il libro narra della storia d’amore tra l’umana Isabella Swan e il vampiro Edward Cullen, ma molte ragazzine – giacché è quasi banale considerare come la maggior parte dei lettori e lettrici sono “ragazzine”, diciamocelo! - volevano di più, leggevano nella speranza di vederci del sesso. Come lo so? Perché ai tempi in cui uscì, ero alle medie e ricordo fosse l’argomento più “hot” del momento. Le case editrici italiane hanno pensato “bene”, dato il successo di Twilight, di pubblicare materiali simili che avrebbero attirato orde di compratori di uno specifico target per fruttare soldi a palate, approfittando del fenomeno in questione. Fu così che la qualità andò in secondo piano, per poi diventare ancor meno importante successivamente. Notate: sono più curate copertine che il contenuto del manoscritto!
Quel su cui vorrei puntare il dito, e puntarlo ben bene, è uno degli effetti più deleteri ed umilianti: non solo molti giovani e brillanti menti devono sorbirsi un “no” ingiusto come risposta perché il proprio lavoro è poco “commerciale”, ma vengono anche presi per il culo con consigli sbagliati! A titolo esemplificativo, riporto qui la lettera che mi è stata mandata dalla casa editrice L., a cui ho inviato il mio scritto tempo fa:

Il fatto che mi abbiano chiamata “signora” alla tenera età di diciassette anni, fa intuire che la mia lettera di presentazione – da loro richiesta, eh! - non sia stata letta con attenzione. Non hanno nemmeno provato a conoscere la persona che, con una grande fiducia genuina, ha inviato il proprio lavoro alla loro commissione.Non diciamo cavolate: il manoscritto è adatto alla loro collana dedicata al fantasy, però la verità è che sono un’aspirante scrittrice e questo basta per essere un rischio, un azzardo. Qualcuno penserà che il mio libro, magari, non è stato pubblicato perché scritto male o perché non “interessante”…ed è probabile che possa anche essere così – ogni scrittore è convinto di essere Dante e che il proprio manoscritto è come la “Divina Commedia”, se non meglio -. Il punto è un altro: vorrei farvi notare cosa c’è scritto dopo. Mi suggeriscono di contattare la casa editrice on-line da loro segnalata che, alla modica spesa di settantanove euro, assicura la pubblicazione immediata; peccato che io, e non solo io, sia totalmente e incondizionatamente contraria alle case editrici a pagamento, che macchia la propria carriera di scrittore peggio del petrolio sui gabbiani. Pagare per i propri sogni è concettualmente sbagliato: perché farlo se ci sono tante altre possibilità di poter inseguire il proprio sogno? Molto probabilmente, dietro queste due case editrici vi saranno impliciti accordi di pubblicazione: “Io mi prendo gli scrittori che hanno già pubblicato, dato che sono più famosa… ma stai tranquilla, ti passo gli emergenti perché sono più facili da manipolare!”. Non è cattiveria affermare che gli scrittori a pagamento sono sprovveduti viziati che hanno il desiderio di pubblicare ad ogni costo o, alla stessa maniera, affermare che quasi tutti gli “scrittori emergenti”, della mia generazione, che pubblicano in questo periodo rientrerebbero a pieno titolo nella categoria dei “raccomandati”; questa, signori e signore, bambini, ragazzi, adulti o anziani, è la triste, ma vera realtà contro cui, chiunque si trovi a provare la strada della pubblicazione di un proprio manoscritto, si scontra..
La prova? Non potendo citare, per ovvie motivazioni, alcuna casa editrice, sono sicura riuscirete ad impersonarvi e contestualizzare con i vostri esempi del caso. Anni fa, comprai dei libri, nei quali la scrittrice – che afferma di aver compiuto studi “classici” - stravolge ogni regola circa le coniugazioni verbali. La casa editrice – grande è in me la tentazione di scriverne anche solo il nome in parte -  , tra le altre cose, è una “Big” del settore e i libri di questa... chiamiamola scrittrice, vengono venduti ad un costo esagerato, data la qualità scadente: quindici euro. 
Ripropongo la domanda iniziale: che diamine è successo all’editoria italiana? Un tempo, la nostra amata Italia era un paese invidiato dal punto di vista letterario…e adesso? Chiunque ha quasi timore di comprare un libro scritto da un italiano, anche italiani stessi – eccetto autori illustri, che fortunatamente esistono ancora! -.
Per chi vuole seguire questa strada, tengo a precisare una cosa: non bisogna mai mollare, perché se mollate vincono loro. Pubblicate sui blog, se ce la fate nelle piccole case editrici...ma non abbassatevi mai a pagare, perché fareste il loro gioco.
Combattete per il vostro sogno, ed esso vi verrà incontro.
A.N.