Questo è l'attacco, fulminante come il gancio a sorpresa di un grande pugile. Con queste premesse il combattimento durerà poco, appena un'ottantina di pagine, quanto basta per un viaggetto in treno o una notte prima di spengere la luce. Però come nelle sfide memorabili, conta l'intensità. E c'è tutta in Il campione è tornato (Piemme) del grande J. R. Moehringer, a mio parere uno dei più grandi scrittori, preferirei dire giornalisti scrittori, degl Stati Uniti di oggi.
Questa volta ha deciso di andare dietro a un pugile che molto molto tempo fa - quando l'America era un'altra cosa e anche la boxe lo era - sembrava avere la strada spianata verso il titolo mondiale. Invece scomparve all'improvviso e con la scomparsa presumibilmente cominciò una vertiginosa parabola discendente. E allora che fine ha fatto Bob Satterfield, quasi campione e promessa mancata? E' quell'homeless a caccia di spiccioli e whisky sui marciapiedi di una città del Midwest? O è già morto da un pezzo, dimenticato da (quasi) tutti?
Che l'indagine abbia inizio. E nella curiosità, come nella penna, di J.R Moeheringer questa indagine si allarga subito. Non solo la storia di un pugile nell'America che è la stessa di Toro scatenato. Ma anche una straordinaria storia sui destini e sulle identità, sugli inganni e sulle possibilità di riscatto.
Le storie si intrecciano, si sovrappongono, si confondono. E forse non c'è tutto un abisso tra il campione mancato e il giornalista alla sua ricerca. Forse entrambi hanno sofferto la stessa assenza, inseguito la stessa ombra... Da leggere, di un fiato.