Quando mi è arrivato questo libro mi sono saltate all’occhio due cose nell’immediato. La copertina dall’immagine sfuocata verso l’orizzonte dai colori grigi ma con dei spiragli di luce e la messa a fuoco in primo piano del papavero, rosso, aperto, come a voler imporre la sua presenza in quella pagina.
La seconda cosa che mi ha colpito è stato il formato del libro, piccolo, delicato, bella l’impaginazione. I dialoghi se lo si fa scorrere sono visibili dal cambio di carattere. Le descrizioni sono esaustive ed eccedono solo quando l’autore deve puntualizzare una certa scena.
Lui ci racconta la storia di due famiglie “normali”, è la storia di persone che lasciano il dialogo come ultimo canale di comunicazione, dove anche nei rapporti più intimi come può essere quello tra un padre ed un figlio certe cose non si dicono. Il commissario che sembra essere solo il personaggio da dove parte tutta la storia è invece il perno. I suoi dubbi sono quelli che l’autore innesca nei lettori. Una forma abbastanza essenziale, ma lascia comunque al lettore la possibilità di andare un po’ oltre, di leggere tra quelle righe. Un romanzo che ogni tanto ci fa fermare e ci pensare, ci riporta a delle essenze della vita di tutti i giorni. Un libro che se per un aspetto lascia un velo di tristezza, la sua copertina, quell’immagina sfuocata con dei bagliori di luce e quel papavero danno al libro il risvolto positivo.
Mi è piaciuto, lo consiglio e l’ho consigliato.
Buona lettura cari lettori.
Alessandra