UN BRINDISI ALLA SCONFITTA DEL SALUTISMO
Finalmente potrete girare tra le corsie del supermercato senza ammanettare i figli che, guarda caso, allungano sempre le mani sulle merendine piene di questa sostanza letale. Finalmente potrete anche voi leccare di tanto in tanto un cucchiaino di nutella, raccattare quel pacco di biscotti artigianali nel packaging e chissà quanto meno negli ingredienti, senza dover trascorrere un’infausta mezzora sfidando l’emergente presbiopia su scritte perfidamente minuscole alla verifica degli stessi (dove, in ogni caso, l’elemento più nocivo è il font delle informazioni nutrizionali, non certo l’olio incriminato).
Ma, ancor più “finalmente”, potete inneggiare alla liberazione non tanto dalla paura, dagli oli, dalle letture ossessive, quanto dalle madri fanatiche.
Prototipo di questo genere genitoriale (mi si perdoni la ridondanza) è la signora-anti-signora, non per la tenuta fresca o sportiva quanto perché debitamente ammollata in uno scazzo “ci faccio e quindi ci sono” che, pretendendo povertà e umiltà ad onta dell’effettivo benessere, in realtà umilia chi davvero benestante non è.
Il pantalone verde, la maxi maglia sformata, la sciarpa tricottata che finge d’esser di sua nonna, arancione o color terra bruciata, passata attorno al collo almeno tre volte e poi pendula come una speranza in un mondo migliore. Tassativamente ciclo-munita o semmai appiedata, capelli volutamente sporchi, sciolti o ancora meglio mal legati da sembrare tirati su a cazzo mentre pulisce un figlio, e, infine, immancabilmente equipaggiata di borsa in tela a righe acquistata dai peruviani ai tempi dell’università (io, almeno, le avevo allora: le vendono ancora???).
A dispetto di tanta deprivazione ben sfoggiata nel look e nelle parvenze, tale madre anti-palmizie bazzica con zelante regolarità negozi equo solidali, bio e quant’altro possa permetterle di comprare cose qualunque al prezzo doppio che ovunque.
Sotto la nobile motivazione etica e salutista, la gentildonna ripudia nella maniera più assoluta qualsivoglia luogo comune agli acquisti borghesi e s’aggrappa con inusuale forza e incredibile orgoglio alle battaglie salutiste che le consentano di proteggere la prole ma, soprattutto, di attaccare il Sistema.
E così la ritrovi, fanatica e fiera, a ostentare merendine al kamut senza olio senza burro senza farina. Di cui, non fosse che devono essere bio, non resterebbe che un involucro di plastica vuoto. E, logicamente, non ha perso occasione, nei giorni densi della lotta alle palme, per gloriarsi dinanzi al folto pubblico delle sue rappresentazioni sceniche, per aver trovato una nutella-non-nutella tutta bio, o averla confezionata essa stessa. E sentirsi, in questo, la più mamma di tutte.
Ebbene, troverà altre armi da imbracciare e altre premure da vantare.
Per intanto brindo alla ritrovata pace con l’olio e alla sconfitta, per quanto illusoria, del salutismo pretestuoso.
Buona Pasqua in anticipo, comprate colombe liberamente e fate la pace con Ferrero.