Che-la ricetta perfetta
Creato il 02 agosto 2014 da Veripaccheri
La ricetta perfetta
di Jon Favreau
con Jon Favreau, John Leguizamo, Sofia Vergara, Scarlett Johansson
Usa, 2014
genere, commedia
durata, 114'
C'è aria di vacanza in questo nuovo film di Jon
Favreau. Sarà per questo che i distributori italiani si sono affrettati a
distribuirlo, rinunciando al consueto battage pubblicitario,
anticipandone l'uscita di qualche settimana. Un film all'altezza del suo
tempo, dunque, e per tale motivo, destinato a ballare una sola
stagione, quella estiva, che, per quanto riguarda le uscite
cinematografiche si è rivelata come al solito povera di offerte. In
questo senso "Chef - La ricetta perfetta" nel suo essere una commedia di
buoni sentimenti regala almeno un paio di cose interessanti.
Innanzitutto la curiosità di vedere all'opera un'anomalia che risponde
alle caratteristiche del suo regista, Jon Favreau, fin qui autore di una
carriera registica monopolizzata da blockbuster fantascientifici (ricordiamo la trilogia di Iron Man,
il cui ultimo episodio lo vede coinvolto solo in veste di produttore) e
nella fattispecie impegnato in un progetto intimista e low budget. La
seconda, forse la più allettante per il pubblico generalista, è quella
di un cartellone che in un colpo solo può presentare un gruppo d'attori
di vario appeal e bravura, che rispondono ai nomi di Dustin
Hoffman e Robert Downey Jr., impegnati a tenere testa al fascino
sensuale di Sofia Vergara e Scarlett Johansson, anche loro della
partita, seppure in una versione casalinga e materna, che prenderà in
contropiede le aspettative del pubblico maschile.
La trama è
presto detta, con Carl Casper cuoco provetto e sulla cresta dell'onda
che, dopo essere stato licenziato per ingiusta causa da un padrone di
lavoro più attento al marketing che alla qualità, si ritrova con la
responsabilità di un figlio di cui non si è mai occupato, e con la
necessità di trovare l'idea giusta per rilanciare le proprie ambizioni.
Un intreccio che non si discosta dal classico schema di caduta e
resurrezione del personaggio, con la consueta dose di morale
rappresentata dal primato dei valori famigliari su quelli edonistici e
materiali, ristabiliti dal mea culpa innescato nel protagonista dalle
avversità con cui è costretto a vedersela. Muovendosi tra progresso e
tradizione, coincidenti nel continuo rifarsi alle nuove piattaforme
sociali che la sceneggiatura utilizza come una riserva di emotività da
utilizzare a secondo dei casi, Favreau si preoccupa di rendere
accattivante la storia con una serie di sentimenti dolciastri, che
incrociamo soprattutto nel rapporto tra padre e figlio, destinato a
lievitare nel corso di un viaggio - a bordo di un ristorante ambulante
da cui inizia la riscossa - che renderà loro giustizia del maltolto.
Ma
non solo, perché "Chef" non smette neppure per un attimo di presentarci
personaggi e situazioni il cui unico obiettivo e' di mantenere il film
nell'alveo di un buon umore che fa da contraltare alle peripezie e agli
affanni del simpatico protagonista. Un proposito a cui Favreau si presta
con dedizione, sacrificando in parte una drammaturgia che rimane lasca
non solo negli snodi che portano avanti la vicenda, improbabili sia
nell'incipit che da il via alla storia che nel presunto talento di
Casper, (ridotto al semplice confezionamento di hamburger e hot dog
uguali a mille altri) ma anche nella definizione dei ruoli secondari,
introdotti e poi persi per strada senza tante giustificazioni. Sullo
sfondo alcuni temi cult della cultura e del cinema americano, che
rispondono all'on the road avventuroso e iniziatico in cui si
trasforma il ritorno alla vita dei personaggi principali, e alla
presenza salvifica del sogno americano, sposato in pieno da un finale
conciliatorio e favolistico. A completare l'idillio, un'aria estiva e
disimpegnata che l'oleografia del paesaggio dispensa a piene mani,
attraverso ambienti colorati e pieni di sole. Un intrattenimento di
buona fattura ma sostanzialmente innocuo, in linea con la filmografia di
un regista che da "Swingers"(in qualità di sceneggiatore) a "Iron Man",
ha privilegiato l'umanità delle storie e dei suoi personaggi.
(pubblicata su ondacinema.it)
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