Che la terra ti sia lieve

Da Astonvilla

Il C-130 dell’Aeronautica militare italiana con la salma del caporal maggiore Matteo Miotto, ucciso lo scorso venerdì in Afghanistan in una base avanzata del Gulistan, è atterrato alle 10,08 all’aeroporto di Ciampino. A bordo dell’aereo, anche il generale Giorgio Cornacchione, comandante Centro operativo vertice interforze.
Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, ha ricevuto personalmente l’incarico dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di comunicare ai genitori del primo caporalmaggiore Matteo Miotto la sua impossibilità ad essere presente, a causa di una persistente sindrome influenzale, alla cerimonia prevista questa mattina all’aeroporto di Ciampino per l’arrivo della salma del militare caduto.
Napolitano - è scritto in in un comunicato stampa diffuso nello scalo romano dallo stato maggiore della Difesa - «non potrà neanche partecipare alle sue esequie funebri», che avranno luogo domani alle ore 11 presso la basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Il presidente ha assicurato di voler incontrare i genitori dell’alpino caduto alla prima occasione utile, possibilmente in una sua prossima visita istituzionale in Veneto.
Anche i commilitoni di Matteo Miotto hanno dato l’ultimo saluto alla salma prima che venisse portata in aeroporto. La bara avvolta nel tricolore è stata trasportata fuori dalla base italiana di Herat verso l’aeroporto in direzione dello scalo militare di Ciampino. Miotto aveva chiesto nel testamento di essere sepolto con i caduti di guerra nell’area loro riservata nel cimitero della sua città, Thiene.
Il padre del militare ha lanciato ai microfoni l’appello a «fare chiarezza» sull’uccisione del figlio: «Quello che ci interessa è che Matteo non ce lo restituisce nessuno», lui «era orgoglio e speranza per me e mia moglie». Il papà del soldato ucciso ha raccontato di avere appreso la notizia «con brutalità: sono caduto dalla poltrona. Mi ha chiamato un ufficiale, mi pare di ricordare dall’Afghanistan. Mi ha chiesto se ero il padre di Matteo, poi mi ha detto: volevo comunicarle che suo figlio è deceduto». Il rammarico maggiore per la famiglia, ha concluso il padre, «è che gli mancavano due settimane e poi sarebbe tornato a casa: pensavamo che l’avesse sfangata e invece così non è stato».
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Un altro Alpino,un altro ragazzo italiano ha lasciato la sua vita fra le maledette rocce dell'Afghanistan.
Fino a quando la stupidita' e l'incapacita' di questo governo che fa a gara solo con quelli precedenti ci costringera' a vedere i nostri figli tornare dentro una bara?
Maledetti bastardi di politici bisognerebbe davvero tornare in montagna col moschetto come i nostri nonni e impiccarli a testa in giu' come gia' accadde col loro poco illustre predecessore.

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