31 marzo 2015 Lascia un commento
Il padre muore e il lutto e’ lungo da elaborarsi, specie per la madre che si rifugia nella religione per lenire il dolore.
La vita pero’ continua e l’unica scossa alla sua vita la da’ l’incontro con una strana tipa che vuole comprare a tutti i costi il suo orologio. Lei e’ in partenza per Parigi, lui nemmeno sa dove si trova ma attraverso "I 400 colpi" di Truffaut a suo modo capira’ qualcosa in piu’ e nel frattempo regolera’ tutti gli orologi che incontrera’ lungo la sua strada col fuso orario francese
Che Tsai mi piaccia poco e niente e’ noto, che questo sia il suo film che preferisco lo dico ora. Lento, lentissimo, di quella lentezza inutile, senza contemplazione, senza allargarsi in ambiti piu’ ampi ma al contrario si contrae in un punto minuscolo e insignificante. Non mancano i lunghi e inutili piani sequenza, le fissita’ che raccontiamoci cio’ che si vuole ma servono a dilatare una storia che altrimenti vivrebbe in un quarto d’ora scarso.
Nel contempo pero’ e’ il suo film piu’ strutturato e una parvenza di storia pare persino esserci.
Ci si continua a muovere sul filo del paradosso venduto per poesia, ovviamente non mancano le inutili volgarita’ col quale infarcisce i suoi film e ripetiamo ancora una volta, cio’ che rende triviale un film non e’ l’uso del sesso o dei suoi derivati, bensi’ dell’inutilita’ di questo ai fini della storia e nel cinema inutile Tsai e’ un maestro.
Ovviamente la critica e’ contenta, letteralmente entusiasta appena si tira fuori "I 400 colpi", e solo un alto grado di disagio puo’ far istruire un suo personaggio sulla Francia con un film vecchio di 40 anni. Non manca ovviamente la madre di famiglia che si masturba e l’accenno al duo lesbo ma non per lui, e’ che al critico gli si era imbarzottito con Truffaut e non poteva lasciarlo a meta’.
Ripeto, il suo film migliore… pensa gli altri.