Che resta del Giro (doping a parte)?
Creato il 05 giugno 2013 da Manuel
RIGOBERTO URAN (URAN) doveva fare da pagetto a Bradley Wiggins, se non fosse che “Sir Wiggo” se n’è tornato oltremanica con la coda tra le gambe. Diventato capitano strada facendo, il colombiano ha fatto vedere che forse, se Dio vuole, la Colombia potrebbe aver trovato finalmente un ciclista che ha voglia di fare il ciclista. La maggior parte dei colombiani – notoriamente ciclisti spaccatutto in salita e spaventosi in discesa, ma non nel senso buono – avevano la caratteristica che quando assaporavano il successo da vicino, in meno di un’anno sparivano quasi di botto. Per poi riesumarsi ciclisticamente per un’ultima fiammata prima di sparire del tutto. Non vale Nibali, forse nemmeno Wiggins, figurarsi Contador, ma se alla Vuelta gli dessero una ‘sua’ squadra Sky? La curiosità è tanta per vedere cosa saprebbe combinare. CADEL EVANS si sta preparando al tramonto della carriera. Per essere considerato un gran ciclista ci ha messo 10 anni, forse perché non aveva effettivamente il talento degli altri con cui doveva giocarsi le gare, forse perché non aveva probabilmente nemmeno il loro livello d’ematocrito. Viene visto come diverso da molti perché sa e non ama fare la star, cosa che spesso viene vista come un difetto in un mondo dove i fighetti non mancano. Al Giro ha fatto il massimo, conquistando il suo miglior piazzamento italiano (3°) dopo il 5° del 2010. Meriterebbe di chiudere con un’altra vittoria importante (basta che non lo faccia davanti ad un italiano). MICHELE SCARPONI ha vinto un Giro, ma se glielo ricordate gli farete girare le balle non poco. Le stagioni migliori sembrano passate. Quando aveva le gambe per portarsi a casa il Giro, ha trovato davanti il miglior Contador di sempre. Un inizio stagione tribolato – i rapporti con la Lampre si erano raffreddati non poco –, non è da escludere che la prossima stagione sia pedalata con altri colori. Ma il treno rosa sembra ormai scappato del tutto. CARLOS BETANCUR è lui il nuovo che avanza su pei monti? Le caprette gli faranno “ciao”? Colombiano come Uran (Uran), i due hanno un tacito accordo (che vige tra colombiani); “Se io scatto, non mi vieni a prendere direttamente. Io farò lo stesso con te”. Voleva la maglia bianca del Giro, l’ha vinta dopo una sfida giocata sui secondi con Rafal Majka della Saxo. Non ha la squadra di Uran (Uran), e forse per questo sarà meglio che pensi se cambiar casacca, o dire ai suoi boss “Che facciamo? Mi guardo in giro?” RAYDER HESJEDAL pedalava, nella prima settimana, come uno che fisicamente era già nella terza. Dimagrito, anche troppo, aveva ben impressionato alla Liegi-Bastogne-Liegi. Dopo un ritiro al Tour 2012 per caduta, un’altro ritiro per pura inerzia ciclistica. Aveva nel Giro il programma principale, stavolta ha tutto il tempo per fare un Tour da protagonista. Sarà la gara francese ha dire quanto vale. Ancor più della vittoria italiana dell’anno passato. BRADLEY WIGGINS ha fatto una ben magra figura sulle nostre strade. Inquadrato più in discesa che in salita, ha fatto intravedere il vero Wiggo soltanto nel tratto di 10 chilometri pianeggianti della crono di Saltara, dove ha dato un minuto e rotti a Nibali. Anche a lui gli si contavano le costole già nella prima settimana. Con il freddo che c’è stato fino alla fine del Giro, facilmente l’avrebbe pagata cara se avesse continuato. Al Tour de France non ci sarà. Diciamolo piano facendo finta di niente: potrebbe ritrovarsi con Nibali alla Vuelta. IVAN BASSO non è giudicabile avendo dovuto rinunciare alla gara poco prima del via. A 36 anni si sta preparando anche lui agli ultimi colpi. Se avesse corso il Giro, l’arrivare nei primi cinque sarebbe stato già una mezza vittoria. La Cannondale che avrebbe dovuto accompagnarlo verso Brescia vale la metà di quella ch’era la squadra di un paio d’anni addietro. Per tutta la primavera aveva dato segnali da encefalogramma piatto. Forse non ha perso niente. però adesso ha tutto il tempo per i Giri di Svizzera e poi di Francia. Perché no?
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