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Quando era chiaro che avrei chiuso Destinazione Cuore Stomaco e Cervello (#DcSc) e aperto Scrittore Computazionale, ho lanciato su Twitter l’hashtag #BlogScrittore per chiedere ai twitteri quali dovessero essere le caratteristiche del blog di uno scrittore. La breve ricerca partiva da un presupposto che davo per scontato e cioè che per uno scrittore è fondamentale avere un blog. Negli ultimi giorni, la questione è tornata un po’ alla ribalta proprio mentre stavo preparando questo articolo. Da una parte Giorgio Fontana al Festivaletteratura di Mantova spiega l’importanza di essere social (qui le sue slides), dall’altra un recente articolo su Liberos dal titolo Social a tutti i costi?.
Prima di capire come deve essere il blog di uno scrittore, mi pare più importante a questo punto, provare a rispondere alla seguente domanda:
Uno scrittore deve essere social?
Quest’estate ho partecipato alla conferenza delle Digital Humanities ad Amburgo e lì ho incontrato, tra vari personaggi sorprendenti, Georgina Phipps, Editorial Assistant della Adam Matthew Digital. In fila per il Beatles Tour (she loves you yeah yeah!), abbiamo parlato dei cambiamenti drastici che il mondo della letteratura sta attraversando, azzardando un paragone tra Italia e Gran Bretagna. Georgina sostiene che ormai in Gran Bretagna la pubblicazione è diventata molto difficile, se non impossibile, per uno scrittore esordiente che non assicuri un’adeguata presenza in rete. Non è un’opinione isolata.
Si può fare, si deve fare
Il gigante dell’editoria americana Simon & Schuster nei suoi online tips and tools suggerisce esplicitamente l’uso di blog e social network per lo scrittore che voglia promuoversi. Rachelle Gardner, agente letterario presso la Books&Such, afferma che non è mai stato così importante per uno scrittore promuoversi e, d’altronde, non è mai stato così facile: you can, you must. Infine. TheCreativePenn propone l’Author 2.0 Model, il cui fulcro è un sito web o un blog su cui fanno leva gli altri social network.
Perché un blog?
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1. Permette un contatto diretto con i lettori
Ma come? Per secoli abbiamo immaginato l’autore nel suo studio, scrivania in radica, luce fioca da candela e bottiglia di assenzio vuota. Scrivere, abbiamo sempre creduto, è un lavoro per solitari e allo scrittore non interessa affatto conoscere i suoi fans. Eppure io sono convinto – e non sono l’unico, anzi sono in buona compagnia – che molti scrittori fremano all’idea di incontrare i propri lettori, per discutere con loro dei personaggi più amati, della scena più emozionante, della pagina più sudata. D’altra parte, connessione e condivisione sono le parole del nostro tempo e agli scrittori di oggi si presentano opportunità sconosciute ai colleghi di qualche anno fa.
2. È un buon esercizio di scrittura
Curare un blog non è un lavoro banale. Significa studio e ricerca, pianificazione, impegno. Significa scrivere con costanza e con scadenze continue. Quale che sia la linea editoriale (raccolta di scritti, attualità, politica, diario personale ecc.), curare un blog è un valido esercizio di scrittura perché aiuta a sviluppare capacità utili anche nella stesura di un’opera di narrativa.
3. Favorisce il feedback sui propri scritti
Uno scritto che rimane nel cassetto di una scrivania ha un’unica utilità: serve a raccogliere polvere. Che sia un capolavoro o carta straccia, non lo sapremo mai, andrà perduto. Il blog è un ottimo strumento per lanciarsi nella mischia. Capiamoci bene, non sono necessariamente un fan della pubblicazione online – bisognerà parlare anche di questo prima o poi – ma rendere disponibile alcuni dei propri scritti è un buon test, per lo scrittore esordiente, ma anche per lo scrittore con diverse pubblicazioni.
4. Amplia la visibilità, moltiplica le possibilità
Se curato bene, il blog è un mezzo potentissimo per far viaggiare le proprie opinioni. In pochi mesi ci si può ritrovare a essere il leader di un gruppo, il difensore di un’idea, l’esperto di una tematica di nicchia. Il blog è una macchina che carbura tempo e impegno, e produce possibilità.
Nel mio caso, uno degli esiti più positivi ottenuti grazie al precedente blog, #DcSc, è stata la partecipazione a Librinnovando 2011 e alla conseguente pubblicazione de La Lettura Digitale e il Web. #DcSc mi ha dato visibilità e mi ha permesso di dimostrare con gli articoli su #TwitterEditoria di essere in grado di analizzare la twittersfera italiana. Da lì è stato tutto un po’ in discesa, fino alle due interviste (qui e qui) al portale Rai Letteratura.
5. Favorisce l’interazione con altri scrittori
Se il contatto diretto con i lettori è importante, credo sia altrettanto fruttuoso far parte di un network di scrittori. È vero: mettere più di uno scrittore nella stessa stanza può essere causa di tempeste e uragani, ma mi sento di dire che generalmente gli scrittori sono essere umani piacevoli - qui e qui due persone splendide conosciute in giro per festival. Costruire un contatto con i propri simili scriventi può alimentare la creatività e stimolare una sana competizione – Mondi In Una Pagina, i microracconti apparsi due anni fa su #DcSc, ne sono un esempio. Scambiarsi informazioni su case editrici, eventi letterari, agenzie è pure molto prezioso.
6. È un e-curriculum
Sergio Covelli, un matto self-publisher e speaker nella sessione dedicata al selfpublishing di Librinnovando 2012, sostiene che tutto ciò che succede offline (partecipazione a festival, presentazioni, premi letterari ecc.) deve avere una traccia online, deve essere conservato in unico posto. Ecco, il blog lo immagino come una mappa cronologica degli aspetti salienti della vita dello scrittore, un e-curriculum che contribuisce a creare la sua identità digitale.
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Il blog è la casa dello scrittore dài twittalo!
Io credo che se lo scrittore è testimone ed espressione dei suoi tempi, allora non può non avventurarsi nella Rete. Cambia il mestiere dello scrittore (se n’è parlato con i Wu Ming, qui e qui) e lo scrittore, di conseguenza, trasloca. Lascia lo studio buio, le sue carte stracce, il bicchiere di assenzio e si trasferisce nella sua nuova casa, il blog. E lì, con sua grande sorpresa, lo scrittore ritrova la scrivania, i fogli in bianco e quelli già imbrattati, la parete con gli appunti che cadono al primo colpo di vento, la finestra accanto alla quale fuma il suo sigaro, mentre, alla porta, con una bottiglia come regalo, bussa un ospite gradito.
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Sei d’accordo che per uno scrittore aprire un blog sia necessario? Sei interessato a ciò che ha da dire uno scrittore, o credi che la sua funzione si esaurisca con la stesura di un romanzo? Se ti va, condividi il tuo punto di vista nei commenti.
La discussione è aperta anche su Branch – Esperimento di Blogging #BranchExpt:
In English Here
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L’immagine del post è una rappresentazione artistica di un network di molecole d’acqua che interagiscono attraverso ponti a idrogeno (l’originale è qui). La struttura dell’acqua è, forse sorprendentemente, ancora oggetto di studi. Per esempio è recente la scoperta di una nuova struttura che permetterebbe all’acqua di rimanere allo stato liquido anche al di sotto degli zero gradi. È il ghiaccio nove di Vonnegut?
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