Che se ne sa Milano del derby romano..

Creato il 06 febbraio 2014 da Tuttocalcio @cmercato24h

Derby, quella parolina magica che evoca dolci e allo stesso tempo terrificanti ricordi, incubi vissuti sugli spalti a veder festeggiare ‘’gli altri’’, momenti di pura estasi quando ti sentivi il re del mondo intero e glielo potevi urlare in faccia a loro. Derby , quella partita che poche, pochissime persone posso dire di conoscere, di sapere cosa si prova a viverla, a viverla veramente. ’’Cosa ne sa Milano del derby romano’’ recitava un vecchio detto e mai verità fu più certa. Si è vero, a Milano ci si gioca di più, a Milano ci si giocano i trofei, le vittorie, i campionati e le coppe, ma è proprio questo a non rendere il loro derby speciale; per loro il derby inizia una settimana prima e finisce il lunedì, ’’perché poi il martedì c’è la coppa’’ dicevano, A Roma no, a Roma per decenni non esistevano coppe, non c’erano trofei da vincere, c’era solo lui..il Derby. La supremazia cittadina, l’essere i padroni della propria città, l’essere superiori a quelli dell’altra parte del Tevere, il poterli guardare dall’alto in basso, questo era il nostro scudetto. Qui da noi difficilmente si è lottato per obiettivi realmente importanti, per coppe o campionati, qui contava solo battere gli odiati cugini; gli stessi che incrociavi ogni giorno per strada, al bar, a scuola, negli uffici, sempre loro strada dopo strada, giorno dopo giorno li vedevi dappertutto e il tuo unico desiderio era quello di vincere il tuo personalissimo campionato, quello contro di loro.In Italia non c’ è rivalità più accesa, più sentita del derby romano: non ci si gioca un trofeo, ci si gioca molto di più, ci si gioca la sopravvivenza nella nostra città. Nella capitale,a differenza di qualsiasi altra città italiana, il calcio si vive e si respira 24 ore la giorno, grazie (o colpa) alle radio private, decine di radio private che parlano di Lazio o Roma tutti i giorni a tutte le sante ore: puoi accendere la radio di prima mattina, all’ora del thè o in piena notte, ma sta pure sicuro che su dieci stazioni che girerai, almeno la metà parleranno di calcio, di Roma, di Lazio, ancora di Roma e ancora di Lazio, fino allo sfinimento, fino a non saper più che dire, ma continueranno. E queste radio sono seguitissime dal popolo romano, anche troppo alcune volte tanto da farsi condizionare il pensiero ed è per questo che si dice che a Roma il derby dura 365 giorni l’anno. Perché è cosi, a Roma si pensa prima a cosa fa la propria squadra ma immediatamente dopo si guarda in casa degli odiati rivali e non esiste una giornata perfetta, nonostante magari una bella vittoria della propria squadra, se non è condita da un’altrettanto bella sconfitta degli ‘’altri’’. Nel corso degli anni la rivalità tra Lazio, che ricordiamo è per anno di nascita e tradizione, la prima squadra della capitale, e Roma è stata come detto, sempre molto aspra tanto da sostituire nell’immaginario del tifoso medio romano una vittoria nel derby proprio con lo scudetto. Per anni abbiamo assistito (e assisteremo ancora) a questa mentalità definita da molti ‘’provinciale’’, in cui alla fine della stagione se la squadra non ha reso come doveva glielo si potrà perdonare, a patto che sia riuscita a vincere un derby; o al contrario, troppi casi ricordiamo di belle stagioni macchiate però da una cocente sconfitta nella stracittadina che ha cosi fatto passare un bel campionato per un campionato negativo per colpa di quella umiliazione. E’ vero, Roma da questo punto di vista è provinciale, alcuni tifosi se ne fregano di vincere titoli o coppe purchè riescano a portare a casa il primato cittadino, ma lasciatemelo dire, è bello cosi. In nessun altra partita conti le settimane, i giorni e le ore che ti dividono da essa, partendo dalla compilazione dei calendari, quando il tuo primo pensiero è ‘’quando li incontriamo?’’ e cerchi di rosso la data sul calendario. Quale altra partita ti toglie il sonno nei giorni antecedenti, notti in bianco passate ad immaginarti il delirio e i mille modi in cui potresti vincerlo ma altrettanti incubi in cui vedi come potresti perderlo; la scaramanzia dei soliti gesti, dei soliti vestiti, del solito parcheggio e perché no, delle solite facce che vedi appena entrato nello stadio, quello stadio che stavolta dovrai condividere con quegli ‘’altri’’ la, quelli che già vedi e incontri tutti i giorni, ma che oggi ti sembrano ancor più insopportabili del solito. Ritrovarti quei loro colori di fronte, sentire le loro voci e rispondergli a tono con tutto il fiato che hai, mentre le gambe tremano, il cuore batte forte e ti rendi conto che mancano ancora tre ore all’inizio di quella che ti sembra essere l’ultima delle battaglie, incurante del fatto che di queste ‘’battaglie’’ già ne hai vissute decine e altre decine ne vivrai in futuro, sempre li, con le ansie, le paure, le speranze, ma sempre a testa alta incurante del risultato, per dimostrare ancora una volta che la città è nostra e voi qui siete solo ospiti.