Che tipo di pizza scegli?

Creato il 11 gennaio 2015 da Agipsyinthekitchen

Vi siete mai trovati a un bivio?

Decidere: io che non so nemmeno dire nell’arco di pochi minuti se preferisco la pizza marinara o la bufala…oh, wait a minute: forse quella al gorgonzola?

Forse ci sono certe cose che non andrebbero esteriorizzate in questo contesto, ma ormai per me Gipsy va oltre il semplice report di giornate e ricette. Gipsy è il mio progetto. E’ una nuova prospettiva di felicità che alimenta e foraggia le mie giornate.

Quindi vorrei rendervi partecipi del mio dilemma interiore, che chi mi conosce sa che sto covando da un po’, e chi non mi conosce, forse immagina.

In questo momento sto facendo due lavori: sentirsi non a proprio agio quando si investe sul proprio sogno, sentirsi comunque non a proprio agio quando si è schierati nel lavoro ufficiale. In primis perché i sensi di colpa ti investono, sia da una prospettiva, che dall’altra. Sono al lavoro ma dovrei essere a fare quello che mi rende veramente felice – perché abbiamo una grande responsabilità sulla nostra felicità -. Sono a fare ciò che sogno ma dovrei essere al lavoro, se non altro per correttezza verso il team di persone che lavora con me in quel frangente.

Il mio lavoro nella moda: lavoro che ho faticato, sudato e per cui ho studiato. Lavoro per cui i miei genitori hanno investito ogni aspettativa di grandezza e di sollievo.

Belllissimo, questo lavoro che mi ha fatto crescere e che mi ha permesso comunque di incontrare persone straordinarie, vivere esperienze uniche e essere dove sono ora. Ma non mi ha mai coinvolto più di tanto, io sempre molto in contrasto con chi urla e fa drammi per niente – capite come nell’ambiente moda mi possa sentire in totale contrasto.Da qui non poche crisi di coscienza: vieni bistrattato, vieni insultato, viene pretesa la tua reperibilità 7 giorni su 7, come se si stessero salvando vite, e per cosa? per uno stipendio fisso, che in realtà nemmeno valorizza più di tanto le tue competenze.

Ma che però:

– Ti offre un’entrata mensile fissa, sollevandoti da alcune e variopinte tipi di ansia mica da ridere.

– Ti paga contributi, maternità, malattia e pensione futura.

– Fa felice i tuoi.

– Permette qualche sfizio in più.

– Offre abiti bellissimi e accessibili.

– Permette le giuste connessioni.

Senza contare quello che ho costruito per il brand con cui sto lavorando al momento: in 5 anni siamo arrivati molto in alto, raggiungendo traguardi non facili e organizzando eventi mastodontici al limite di ogni sfida possibile.

Ho un team difficile da lasciare, che ho voluto, cresciuto e scelto per gli ultimi 1825 giorni.

Ma che però.

La mia attuale fonte di introito non mi rende felice tanto quanto ogni volta che faccio un progetto specifico con Gipsy. Posso girare video e infornare fino alle 4 del mattino, e mi sento serena, nonostante la stanchezza, nonostante tutto. Nessuna sfilata mi ha mai dato tale adrenalina come quando prendo un aereo per andare a recensire posti, ristoranti e brand che affidano la loro comunicazione a Gipsy.

Sono su una favolosa altalena: penso in grande, rifletto sul libro che sto per scrivere, penso ai progetti che sono entrati e mi dico..se non ora, quando?Se non ci provo adesso, tra 5 anni sarà troppo tardi.

E come successe quando passai da un brand come Chanel – da tutti desiderato – a un Jil Sander capitanato da Raf Simmons, posso fare anche una mini previsione di quello che accadrà nell’immediato: perderò molte delle persone che al momento si professano amici e/o followers. Ma non mi fa paura questo.

Credo che relativamente mi faccia anche un baffo l’idea di fallire: vorrà dire che avrà imparato la lezione, il curriculum ce l’ho, ed anche importante, male che vada saprò riciclarmi. Magari non al top, magari farò fatica, magari andrò a lavorare in una libreria. Magari invece si spalancheranno di nuovo porte. Positiva come sono mi piace credere che sempre ad ogni porta che si chiude, si spalanca il famoso portone.

Il mio fidanzato mi sostiene: qualunque cosa farò, ci sarà.

Però tutto questo fa un attimo paura perché comunque l’unica entrata fissa al momento è questa e trovare un altro tipo di contratto come quello che ho in questo momento..beh, non sarà sicuramente facile.

( ma a noi piacciono le sfide)

A dirla tutta, non è facile nemmeno scrivere questo post.

( anche perché gli haters sono certa che lo useranno in ogni modo contro di me, per non parlare forse anche delle Risorse Umane del mio lavoro attuale)

Quello che mi fa paura più di tutto è il giudizio di chi amo di più: la mia famiglia.

Mi sento molto sola in questo, perché so che il mio prendere una certa decisione, andrà irrimediabilmente contro quello che la mia famiglia si era immaginata per me. Sono cresciuta a pane e sensi di colpa, quindi non è facile liberarsi di un tale fardello.

La posta in gioco è alta: e se fallisco? Non crolla il mondo, certo che no, ma irrimediabilmente ci saranno rinunce da fare, nuovi equilibri da costruire.

E’ inizio anno, è l’inizio di nuove collaborazioni. Forse fa anche paura perché una posizione da free lance vuol dire inevitabilmente affidarsi anche di più agli altri. La famosa gipsy crew, che dovrà essere quindi responsabilizzata ad un livello più alto.

( un salto nel vuoto, fidarsi degli altri. La fatica più grande, la sfida più meravigliosa perché se si vince, si vince tantissimo.)

Brain storming: quello che voglio, quello che desidero. Me lo chiedessero adesso sono due semplici e basilari cose, che però comportanti entrambe tantissimo lavoro: la mia di famiglia e Gipsy sempre più in alto.

Chiedimi come mi vedo tra 10 anni: io, 2 bambini intorno, un marito da amare e il mio computer aperto, pieno di cose da scrivere.

Di moda, in questo sogno, non c’è nulla. Se non forse i cachemire che sempre mi conforteranno e il zaffiamo di Mamma Miuccia che sempre desidero, come i pizzi di Valentino che vorrei solo una colla ogni volta che entro in quel negozio e poi lanciarmi nel macramè e uscire con tutto quello che mi rimane appiccicato.

Nato come un gioco, cresciuto come sfida, e ora? Ora c’è un libro in preparazione e un progetto importante tra radio, Tv e contratti. Ora c’è anche il prossimo step: l’internazionalizzazione di questo progetto.

Basta aver chiaro gli obbiettivi per far funzionare il piano?

Bella domanda.

Un momento sei in, il momento dopo sei out. Ma se sei out e non hai una rete di salvataggio o un paracadute di emergenza, che succede?

Free lance – lancio libero. Che buffa coincidenza di giochi di parole.Cosa vuol dire essere free lance? Vorrà sicuramente  dire rinunciare a piccoli agi che erano considerati basilari fino ad ora: i taxi, la manicure e la pedicure tutte le settimane, il parrucchiere per essere sempre perfetta. L’abito in più come sfizio. Il non badare troppo al prezzo quando si riempie il carrello. Il riscaldamento alto in casa perché ho sempre freddo. Lo spreco quindi verrà decisamente abolito – non male sotto questa prospettiva…si, vero, ma nella realtà dei fatti, saprò reggere tale cambiamento? Siamo sicuramente anche abili adattatrici. Bisognerà imparare la valorizzazione. Bisognerà imparare a non essere più addicted al correre, piuttosto imparare a vivere.

Vivere rinunciando a questi piccoli agi, per ottenere più…V I T A.

Di questo elenco, su un piano da 1 a 10, di cosa quindi ho realmente bisogno?

Del natale, del mio fidanzato e della mia famiglia.

Il resto viene in corollario. Il resto si costruisce credo. E se chi mi seguiva perché ero “di moda”, ora forse mi seguirà perché sono semplicemente Gipsy, credo.

Il fatto è che Gipsy adesso mi chiede spazio. Mi chiede di provarci. Mi chiede coraggio.

Coraggio, come unica conditio di progresso.

Prima, mille procrastinazioni: prima di fare questo, vorrei fare una maternità, ad esempio. Ma la vita accade, senza seguire i tuoi piani. Ci sono troppe variabili che non dipendono solo da noi.

E se io questo figlio che tanto desidero, non sono destinata ad averlo?E’ giusto continuare a posticipare la crescita di un progetto personale, per paura che non funzioni, nell’attesa che ci sia un qualcosa di esterno che ci spinga al nostro prossimo step?

Gente, ci vuole coraggio. Mi addormento ogni sera chiedendo un segno premonitore, che puntualmente non arriva.

Forse vorrei solo che mia madre e mio padre mi prendessero le mani e mi dicessero: “tranquilla, siamo comunque con te. Provaci. Se non andrà, troveremo una soluzione”.

E forse proprio in quello che spero che mi dicano sta la risposta. Ovvero: provaci. Faccio da genitore a me stessa, e mi dico: provaci.

D’altronde c’è poco da fare. Per far crescere il mio sogno ho bisogno di tempo. Per sperimentare ricette, per scrivere, per girare video, per viaggiare e costruire nuove connessioni. Per imparare, anche.

Credo che vorrei una sfera di cristallo per vedere cosa c’è nascosto, cosa fare, come agire.

I dubbi vanno avanti, mi faccio una doccia e apro un buon vino, per questa sera va così. Questa sera provo una nuova ricetta con i cavoli e faccio le caramelle di brisè che tanto piacciono al mio bio, che è il weekend del suo compleanno, questo.

E puntualmente questa sera mi addormenterò di nuovo pregando per quel famoso segno.

ndr. due di queste immagini sono state prese da pinterest. L’altra sono io,  Gipsy meditabonda a NYC fotografata dal mio fidanzato.


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