Che vi dicevo? Nessuna “storica apertura”. Era questione secondaria, dunque, se Benedetto XVI avesse detto “prostituto” o “prostituta” (*) e padre Federico Lombardi nemmeno sfiora la faccenda, ma si precipita a precisare che quanto detto sul preservativo è stato formulato “in una forma colloquiale e non magisteriale”. L’ortodossissimo pontifex.roma.it commenta in modo ancora più brutale: “Il Papa ha detto certe cose non in qualità di magistero (sarebbe stato allora ex cathedra e dunque atto infallibile), ma in forma discorsiva e dunque criticabile sia pure con il dovuto garbo”. Proprio come vi anticipavo: “Non si tratta di un’affermazione tratta da un’enciclica pontificia, né da un documento ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede sottoscritto dal Papa, né da un testo che abbia forza di emendare il magistero [...] Non è stato il Papa a dire che «vi possono essere singoli casi giustificati» di uso del preservativo, ma Joseph Ratzinger, e l’ha fatto nel corso di una conversazione privata, anche se destinata a diventare pubblica”.
(*) Sono passate 12 ore da quando Paolo Ferrandi ha segnalato che sui media in lingua inglese e francese la frase di Benedetto XVI fa riferimento a un “un prostituto” (“a male prostitute”, “un homme prostitué”), indicandola come versione errata; 10 ore da quando Giuseppe Regalzi ha segnalato che era così anche nella versione in tedesco messa in rete il 17 novembre da kreuz.net (“ein Prostituierter”), indicandola come possibile versione esatta; 5 ore da quando Ansa dà notizia che tutto si è chiarito (Sua Santità intendeva dire “prostituto”); e alle 23.00 di domenica 21 novembre su vatican.va si legge ancora quanto era sull’edizione cartacea de L’Osservatore Romano: “… quando una prostituta utilizza un profilattico…”. Forse nemmeno provvederanno alla correzione, pare non faccia grossa differenza. A rigor di logica la farebbe?
Regalzi scrive: “Se il papa avesse parlato di prostituta, al femminile, ci troveremmo di fronte a una radicale innovazione nel magistero ecclesiastico, che finora ha sempre condannato il profilattico e gli altri mezzi anticoncezionali in quanto impediscono all’atto sessuale di raggiungere la sua «finalità intrinseca» (cioè la procreazione), senza mai porsi il problema del male minore. Sembra chiaro che ciò che si applica alle prostitute dovrebbe a maggior ragione applicarsi anche alle coppie sposate, e che dunque l’uso del profilattico sarebbe adesso considerato tollerabile per prevenire l’Aids: una vera e propria rivoluzione, per la Chiesa. Ma se, come sembra, il papa ha parlato di prostituti, al maschile (e riferendosi, beninteso, alla prostituzione omosessuale), ci troviamo in un caso in cui di procreazione non si può assolutamente parlare, e l’apertura papale diventa assai marginale”. Non troppo marginale, direi.
Direi che anche qui siamo di fronte ad un peccato mortale (qui è un atto omosessuale, lì è un rapporto sessuale fuori da matrimonio: entrambi violano lo stesso comandamento, il sesto); anche qui è in discussione la “giustificazione” dell’uso del preservativo finalizzato ad impedire il contagio tra chi si prostituisce e il suo cliente; anche qui saremmo di fronte a “un primo atto di responsabilità” che si configurerebbe come scelta del “male minore” (che la dottrina morale della Chiesa non contempla come opzione valida). Anche la variante con “prostituto”, dunque, non è priva di problematicità. Ma – si è detto – Joseph Ratzinger parlava a titolo personale, e comunque non ex cathedra. Non poteva essere una svolta storica.
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