Ma forse il momento più esilarante dello show è quello dedicato a Nichi Vendola in versione Messia, o figlio dei fiori, non è ben chiaro, messo alle strette dalla “fidanzata” di Checco che vuole consigli su come costringerlo a sposarla: e qui Zalone davvero si supera nell’eloquio barocco ed incomprensibile, una sorta di politichese intellettualoide, che era in voga negli anni ’70, con cui il Presidente della Regione Puglia cerca di districarsi. I decibel del palazzetto salgono all’inverosimile e raggiungono il top nell’ultima parte dello spettacolo, tutta dedicata alla proposizione delle sue canzoni più famose, da “I uomini sessuali” a “Angela”. Meritano una doverosa citazione Gennaro Nunziante, che ha scritto lo show insieme a Zalone, Carlo Turati, Federico Basso e Ettore Iurilli, la band dei Mitili Ignoti, più che un semplice supporto per le performance di Checco, le ballerine “Seconda Chance” e Claudia Potenza, che, da “eterna fidanzata”, perseguita per tutta la serata il comico pugliese per strappare il fatidico sì alle nozze. La sensazione finale è quella di essere di fronte ad un vero animale da palcoscenico, ormai amatissimo dal pubblico, istrionico e scanzonato, dissacrante e graffiante, perfettamente in grado di tenere in pugno il suo uditorio, elementi che lo confermano indubbiamente come il comico di vaglia nel panorama italiano. Confesso che molto mi sono divertito, ridendo di gusto per i tre quarti dello spettacolo, apparsi decisamente all’altezza delle attese, mentre ho faticato molto più nel finale dedicato alla produzione musicale, che, in verità, devo ammettere, non è tra le cose dell’artista barese che apprezzo maggiormente. Come da lui stesso lamentato, da più parti Zalone è stato attaccato a causa di testi e monologhi troppo infarciti di parolacce, che, se è vero che sono ormai entrate nel nostro linguaggio comune di tutti i giorni, tuttavia, in alcuni passaggi, risultano eccessive e, soprattutto, gratuite; in primis per la presenza sugli spalti di molti minori, ma, anche e soprattutto, per l’omologazione al “modus recitandi” proprio della maggior parte dei comici attuali, usi a cercare la facile risata con doppi sensi e volgarità varie. Ed in questo, forse, registriamo un passo indietro, non propriamente esaltante, rispetto alla lieve e spensierata comicità delle sue pellicole.
I due scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna