Quella nelle foto è Miami. Non Miami Beach con le palme e le spiagge, proprio Miami. Miami Centro, lontana dall'oceano, sulla terra ferma, al di là della baia, laddove fino a cent'anni fa c'erano le paludi delle Everglades. Qui evidentemente non si può scavare per fare parcheggi, o magari non si è fatto in tempo a farlo quando si sono cotruiti gli edifici. Qui, poi, pur in presenza di un enorme agglomerato urbano che punta ai 5 milioni di abitanti e soprattutto che si prevede diventerà a breve il terzo degli Stati Uniti superando perfino Chicago, le metropolitane sono poche e niente. Addirittura meno di Roma. E zero tram. Aho nun ce stanno mezzi a sufficienza parcheggiamo in mezzo alla strada, avranno pensato gli abitanti di Miami. E invece col ciufolo. Le strade, hanno pensato bene gli amministratori di Miami (e di milioni di altre città) sono fatte per muoversi, non per essere trasformate in autorimesse, le autorimesse le costruiamo e le macchine andranno lì. E così si è fatto. La città è piena di parcheggi in struttura e così le strade sono libere dalla sosta (ce n'è, ma pochissima, regolare, contenuta, sotto controllo, minima indispensabile) e soprattutto non si trasformano in attrattori per il traffico. A Roma la sovrabbondante offerta di sosta in strada (gratuita, spesso selvaggia o a costi bassissimi) è il primo fattore che genera traffico: “ce vado in maghina tanto un buco lo trovo”. Se togli drasticamente i “buchi” o se li rendi molto cari da pagare avrai tantissima gente che smette de “andacce in maghina”. E' questo il ragionamento che fanno in tutte le città del mondo (indipendentemente dalle dimensioni e dalla quantità di metropolitane) ed è il motivo per cui in tutte le città del mondo hanno da tempo spostato la sosta dalla strada ad apposite strutture chiamate “parcheggi” e posizionate al di fuori dalle carreggiate.
Alle prossime elezioni chi non vi parla di questo, chi non individua in questo il primario problema della mobilità urbana (e dunque il primo problema della città tout court) vi sta prendendo per i fondelli. Quando sentite qualcuno parlare di “traffico” come problema romano sappiate che vi sta canzonando, vi sta raggirando, vi sta fregando. A Roma il problema non è assolutamente il traffico, non è vero che ce n'è tanto, ce n'è meno che a New York, Parigi o Londra, città dotate di dozzine di linee metro, a Roma il problema deriva semplicemente da come è gestita la sosta delle vetture. E come è facilmente dimostrato da queste cose la scusa dell'archeologia e della impossibilità di scavare (peraltro vera per una porzione percentualmente minima della città) è risibile: si possono benissimo realizzare delle strutture fuori terra che non sono senz'altro belle, ma sono mille volte più belle di strade riempite di lamiere alla rinfusa che portano sporcizia, incidenti, mortalità, feriti, degrado, insicurezza, caos, inquinamento, perdite di tempo e di competitività capaci di cacciare via qualsiasi potenziale investimento.Non c'è alcun altro modo per risolvere nel profondo i problemi della città se non spostando la sosta delle vetture fuori dalle carreggiate in strutture apposite. Così hanno fatto dovunque al mondo. Chi avrà il coraggio di dirlo alle prossime elezioni e chi continuerà a raccontare le stesse frottole che ci hanno portato a vivere in questa fogna indegna di essere chiamata “città”?